5.5.22

Francesco Russo: voce «Filarete di Calabria».

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FILARETE di CALABRIA, santo.

in «Bibliotecha Sanctorum», Vol. 5, Roma 1964, colonne 680-682.

Nacque a Palermo nel 1020 da genitori calabresi, probabilmente di Tauriana o di Seminara, deportati dai Saraceni in Sicilia. Egli conservò la fede cristiana, nonostante l'ambiente maomettano in cui viveva e, ottenuta la libertà nel 1038, insieme coi genitori ritornò in Calabria. Nel 1040 infatti si trovava a Reggio, da dove poco dopo partì per ritirarsi nel monastero di Saline, a sud della città. Di lì passò a Sinopoli e infine nel monastero di S. Elia, sul monte Aulina, presso Palmi. Qui, a venticinque anni, nel 1045, fece la professione nelle mani dell'abate Oreste, uomo di sperimentata virtù, il quale lo avviò all'ascesi monastica propria dell'istituto basiliano.

Non lasciò mai il suo monasero al contrario di molti monaci suoi contemporanei che spesso si allontanavano per viaggiare; si esercitò in tutte le virtù, in modo particolare nell'orazione, nell'ubbidienza e nel rigore della mortificazione, che caratterizzava il monachesimo calabro-greco.

Morì santamente il 6 aprile del 1070 e fu sepolto nella cappella della chiesa di S. Elia, da dove le sue reliquie passarono poi al monastero, che da allora prese il nome dei SS. Elia e Filarete; infine furono trasferite nella collegiata di Seminara. Ne fu fatta la ricognizione nel 1693 e una parte fu inviata a Palermo nel 1703 alla chiesa di S. Basilio, da dove sono poi passate alla cattedrale. Il suo nome figura anche nelle litanie dei santi, approvate per la città di Palermo. Palmi ne festeggia ancora con grande solennità la memoria e sul monte Aulina esiste ancora una chiesetta a lui dedicata, dove affluisce molta gente durante la stagione esistiva.

BIBLIOGRAFIA:

 1. la Vita, scritta dal monaco Nilo, nei codd: Mess. Gr. 29, ff. 3-14, 115, 130; Neapol. II, A, 26, ff. 329-46 e Palerm. II, E, 11, f. 409; l’Acolutia è nen Vat. Gr. 1538, ff. 264-65; un Syntomon, contenuto nel cod. E, g, 1 di Grottaferrata, è stato pubblicato in trad. it. da G. Schirò, in Arch. St. Calabria e Lucania, XV, 28.

2. La Vita, trad. in lati da A. Fiorito, è stata pubblicata dal Caetani, II, pp. 112-27, ripr. in Acta SS. Aprilis, I, Anversa 1675m pp. 605-18 (ede. del 1865, pp. 603-16).

V. inoltre:

3. G. Marafioti, Cronache e antichità di Calabria, Roma 1596, Padova 1601/2ª, p. 70.

- pag. 70: «Nel suo convicino, dentro una valletta, sta fabricata la Chiesa di S. Filareto Abbate, monaco dell'ordine di S. Basilio, il quale in questo luogo, dopo la sua molta santità cambiò la vita mortale, col regno del Cielo, la stessa Chiesa è hoggi monasterio dell'istesso ordine di S. Basilio, dove si riserba il braccio del predetto S. Filareto, el capo di S. Elia suo maestro, la festività di S. Filareto si sole celebrare à sei d'Aprile».

• Interessante anche questo accenno a p. 290: «… mandarono Nilo al monasterio di S. Nazario, dove habitarono anco monaci del medesimo ordine, (questo è il monasterio di S. Filareto, nella valle sotto Seminara anticamente chiamato S. Nazario)…». Il nome è citato anche a p. 129.

4. A. Mongitore, Vita di S. F. confessore, Palermo 1703.

5. G. Fiore, Calabria Illustrata, II, Napoli 1743, pp. 482-483.

– pp. 482-483: 

«DI S. FILARETO MONACO BASILIANO PROTETTORE DELLA CITTA' DI SEMINARA

Da nobili, e pii Genitori nella Città di Palermo ebbe i natali questo Santo, e nella stessa fanciullezza, mercè la buona condotta di un divoto Sacerdote, a cui fu dato in cura, si mostrò dedito alla virtù, ed all'esatta osservanza del Vangelo. Quantunque di tenera età si avvezzò a non cibarsi più di una sol volta il giorno, e questo con molta sobrietà, riducendo così il suo vivere ad un continuo, e rigoroso digiuno. Essendo d'anni 18, un tempo, che la Sicilia, e la Città di Palermo erano soggette al barbaro dominio de' Saraceni, gli riuscì di fuggirsene, e passato in Reggio, ed ndi in Sinopoli, finalmente si portò nel monasterio di S. Elia il Giovane, sito nelle continenze di Seminara, dove vestì l'abito di S. Basilio, datogli dall'Abate Oreste, e si chiamò Filareto, che in grreco idioma significa Amator della virtù. E per far, che l'opere corrispondessero al nome si diede con molto studio agli esercizi della virtù, specialmente della santa umiltà, per amor della quale si applicò sempre ad impieghi bassi, e dispreggevol, come in aver cura de' cavalli, e della Selva del Monasterio, quale colle fatiche delle sue mani da imboscata, ch'era, ridusse a coltivato giardino. »

6. D. Martire, Calabria sacra e profana, I, Cosenza 1876, pp. 296-304.

7. A. Mongitore, Palermo Santificato dalla vita dei suoi cittadini, Palermo 1888/2ª ed, pp. 178-201.

8. K. Lake, in Journal of Theol. Studies, IV (1902), p. 355.

9. M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, II, Catania 1935/2ª ed,, pp. 471-72.

10. F. Russo, in Enc. Catt., V, col. 1290.

Francesco Russo



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