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Da Il Foglietto. N° 1 - 1994
Rivista Canossiana
A Seminara (RC), una esperienza pastorale difficile: QUANDO LA MAFIA OPPRIME LA CITTA'
Dal nord al sud Italia
Sono stato parroco a Verona, nella parrocchia dell'Addolorata. In un ambiente laicizzato, pur con ricche tradizioni cristiane, non è facile vivere la propria fede: la pratica religiosa è ben lontana da raggiungere una percentuale altissima, come in un recente passato. Ho conosciuto però cristiani impegnati ed autentici, disposti a collaborare con grande dedizione personale. Proprio questo porta ad una grande fioritura di iniziative e di opere.
Ho lavorato in Sicilia, nell'isola di Favignana. Il sentimento ed il folclore hanno certo un peso, non sempre positivo. Il rispetto della tradizione pone problemi non indifferenti. Conservo però un caro ricordo di persone generose che amano la loro chiesa, che dimostrano riconoscimento e simpatia per chi viveva con loro e per loro.L'aiuto generoso non è mancato: c'è stata la possibilità di creare opere di grande utilità non solo per la parrocchia, ma anche per la società civile.
Alla Madonna dei Poveri di Seminara
Non posso nascondere che sto vivendo un periodo non facile della mia lunga esperienza pastorale. La chiesa parrocchiale di Seminara è anche santuario della Madonna dei Poveri. Ne ha parlato recentemente il quotidiano cattolico "Avvenire" come esempio di connivenza tra ndrangheta e religione: proprio io avrei fatto deviare la processione con la statua della Madonna, perché passasse davanti alla porta di un boss mafioso. Non è vero.
È vero però che le numerose processioni sono sentite come parte integrante e spesso sostitutive della pratica religiosa. Il percorso è rigidamente stabilito in ogni più piccola modalità: fermarsi due passi più avanti o più indietro dal luogo stabilito crea drammi e tensioni.
Tutti amano la loro Madonna. Quando anni fa c'è stato un furto di preziosi doni offerti al santuario, tra i quali la corona della Vergine, tutti i canali si sono attivati, quelli ufficiali e leciti, ma anche con efficacia sorprendente, quelli sotterranei… Una mattina tutto è stato ritrovato alla porta della chiesa: non mancava niente. La vita però di tutti i giorni va per conto suo ed i rapporti sociali non ne sono influenzati.
Una pastorale difficile
In un clima di sopraffazione da parte di alcuni prepotenti che impongono, anche con il delitto fino all'omicidio, la loro legge di ricatto, di commerci illegali, di tangenti e di omertà, tutto diventa difficile, quasi impossibile. È in questo ambiente che le persone nascono e crescono. È una legge che si impone e niente, neanche lo stato, può salvare chi vi si sottrae: non è solo la sicurezza personale che ne va di mezzo, ma anche quella della propria famiglia.
Tutto questo strozza economicamente e socialmente la cittadina, che di fatto vede continuamente diminuire i suoi abitanti. Ogni attività produttiva è evidentemente strozzata. Ecco allora che supplisce lo stato assistenziale con pensioni, assegni di cassa integrazione e disoccupazione, sussidi ad agricoltori più o meno tali, il tutto ottenuto in forme tutt'altro che trasparenti.
Questo condiziona in profondità ogni attività pastorale, ogni iniziativa ecclesiale. All'inizio mi faceva molta impressione la richiesta di tramandare l'amministrazione dei sacramenti dei figli, perché genitori o stretti parenti erano "attaccati", erano cioè in prigione. Ora mi ci sono abituato.
Molto meno riesco ad abituarmi a non vedere varcare le porte della chiesa i capofamiglia, perché questo è in contrasto con la loro “dignità di uomo”; a constatare quanto una cultura di violenza e si sopraffazione abbia presa nell'animo dei ragazzi e dei giovani; a esperimentare un'apparente inutilità di una religione che abbia una reale presa nella vita e nell'agire quotidiano.
Sono sicuro che se ora a me ed ai miei confratelli tocca seminare, spesso nel pianto, altri raccoglieranno nella gioia. Ho superato tante volte la tentazione di desistere, nella sicurezza che proprio questi sono i fratelli che il Signore mi ha dato da amare, stimare e, come posso, aiutare. Se la Congregazione è chiamata a servire i poveri, mi pare di essere al mio posto: i poveri sono ogni giorno con me. È una povertà un po' strana, ma non per questo meno reale.
Segni di speranza non mancano. La preoccupazione maggiore per la nostra comunità religiosa restano sempre i ragazzi e i giovani. Per loro sono state realizzati ambienti dignitosi e funzionali. La catechesi, il quotidiano vivere con loro e a loro servizio non possono non dare il loro frutto.Non mancano gli incoraggiamenti di persone buone, che anche con piccoli gesti, manifestano apprezzamento e simpatia.
E poi… la Madonna dei Poveri ci sta bene qui, è di casa.
* *
Per ragioni redazionali qualche parola mi è d'obbligo, e sono spontaneo e rapido, come mi è necessario essere se voglio adempiere alle incombenze che la conduzione della SSSP.odv comportano. E devo dire che pur a distanza di ormai decenni, avendo conosciuto l'uomo, a leggere questa analisi mi sorprende la sua lucidità. E non solo. Non tocca a me dare patenti di santità, ma io qui ne vedo una tutta umana e tutta nella vita che quest'uomo ha scelto di condurre. Non una santità alla quale siamo abituati, fatta cioè miracoli con asini che volano e cose che accadono alquanto strane e strabilianti, contro le leggi della fisica e perfino del buon senso. Ma una santità che è tutta nella vita vissuta e nel modo che si è scelto di viverla. Non posso che rendere omaggio "esterno" e "profano” all'uomo che ho conosciuto e che vestiva degnamente il suo abito di sacerdote, necessario per dare il segno visibile del Sacramento.
Detto questo, conoscendo la situazione storica in Seminara, ed in Italia, successiva alla morte di padre Marcello, direi che tutte le sue speranze dovevano restare speranze, auguri, doverose per un uomo di fede, ma la realtà è andata progressivamente degradando nel mondo grande della geopolitica e pure in quello ristretto nel quale noi viviamo, in Seminara. Ma ognuno che ci vive può dare una sua valutazione, alla quale mi rimetto. Quello che noi possiamo fare è discuterne, con libertà e rispetto, ed in memoria di padre Marcello che tanto ha amato Seminara possiamo tentare di trovare una cura, una soluzione.
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