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23.7.25

A proposito di Giganti e Tamburinari

A seguito di una strano attacco subito, di cui darò in seguito una ricostruzione sotto il profilo giuridico ammnistrativo e penale, quanto meno su un piano dottrinale, pare opportuno ricordare a futura memoria alcune cose.

A) I Giganti di Seminara. Sono opere d pregevole fattura, credo dovuto ad un Chiappalone, di cui dovrebbe esserci qualche documento nell'archivio parrocchiale, dove ormai da parfecchi anni non ho più accesso, dopo averlo letteralmente salvato: questa è Seminara!

Con padre Marcello parlavamo del fatto che i Giganti non sono di proprietà parrocchiale, anche se erano ben custoditi nella chiesa di San Marco Nuovo. Fu così che padre Marcello volle disfarsene per cederle alla responsabilità e custodia del Comune, che dapprima li teneva nell’androne di ingresso del palazzo comunale e poi nella ex-Pretura.

Il mio interesse come Società Seminarese di Storia Patria è stato costante a tutela dei pregevoli manufatti. Fu per questo motivo che in una niziativa tutta voluta e tutta gestita dall'allora vicesindaco Mariano Battaglia volle unirmi ad una sgradecole e disagevole trasferta in Palermo, dove un balletto di gigante e gigantessa di Seminara venne inserito in un evento palermitano. 

Come temevo il gigante cadde durante il ballo, e si fece male ad un braccio, che era ed è di cartapesta.

Inutile dire che molto mi infuriai, ottenendo la reazione sdegnata del portatore del gigante, il quale mi rimproverava di non preoccuparmi per il male che lui essere umano avrebbe potuto farsi ed invece stavo a pensare ad un pupazzo di cartapesta. Si calmò quando gli spiegai che se le cose fossero state fatte a dovere, avrebbero dovuto essere coperte da assicurazione sia la persona fisica del portatore che il prezioso manufatto di cartapesta.

In Seminara le mie recriminazioni o pianificazioni o avvertimenti hanno contato sempre poco o nulla, sotto qualsiasi amministrazione, a dire il vero. In quel caso, ritornato tutti a Seminara, venni a sapere causalmente dal defunto Scibilia, che era stato chiesto a lui di riparare il Gigante, ma lui non lo avrebbe fatto se non dietro pagamento... Non so cosa poi successe, ma so che il caro e compianto Scibilia non era di professione un restauratore, e dubito fosse la persona più idonea a riparare il braccio di cartapesta.

Non potetti seguire la sorte dei due manufatti nel passare degli anni. Quello che i miei occhi dal mio balcone hanno potuto vedere qualche anno fa è che caricati come sacchi di patate su un camion venivano portati non so dove. Nessuno si è fatto carico di avvisare la Società di Storia Patria dell'uso che veniva e viene fatto di beni culturali cittadini. Il lavoro fatto viene disfatto da chi viene dopo. La Società di Storia Patria sostalmente non era riconosciuta in paese nè nella forma di Sodalizio nè da tre anni a questa parte nella forma giuridica di Ente del Terzo Settore.

È ben vero che i due manifatti non sono i bronzi di Riace, ma sono non di bronzo bensì di cartapesta, e se devono durare ed essere conservati alle future generazioni richiedono molta più attenzione e cura dei bronzi di Riace.

B) Per i Tamburinari ricordo sempre padre Marcello che se ne avocava la competenza: era disposto a pagare come parrocchia i Tamburinari, che facevano parte della tradizione, ma non la scostumata che ogni anno si veniva ad esisbire nella piazza del paese come cantante: se ne occupasse pure il Comune, lui come parrocchia non voleva averci a che fare.

Dei Tamburinari io ricordo l'artista capo tamburinaro con un vistoso paio di baffo che in Seminara veniva ad ogni festa, sempre lui, e con lui mi intrattevo sempre un poco. La sua maestria nel suonare il tamburo mi sembrava ineguagliata. Vi era un suo tocco personale che nessun altro aveva. Rimase piacevolmente impressionato quando gli chieso se il concerto di tamburi da lui diretto aveva origini arabe. Mi rispose di sì, e mi chiedeva come mai lo sapessi.

In realtà, non l’ho mai saputo. L’ho solo intuito. La nostra ricerca archivistica mira alla ricostruzione della storia dei Tamburinari in Seminara: quando il suono dei tamburi appare per la prima volta, quale erano  costumi,  i percorsi, le occasioni... Tutte cose che dovrebbero sapersi per avere una storia delle tradizioni seminaresi, e quindi poterle conservare nel loro significato originario, e ripeterle possibilmente senza modifiche

I bambini. La tradizione dei tamburinari è diventata un gioco per i bambini, ma appunto si tratta di “gioco“, ed al gioco va unita l’educazione. 

Quale educazione ricevono? 

Vengono impiegati per fare “dispetti” ai critici, o presunti tali, dell’amministrazione comunale in carica. Gl stessi bambini che poi vengono utilizzati per la “festa” dei Santi Falcone e Borsellino. 

Con questa educazione a fare dispetto a pacifici cittadini, anche malati a letto, diventeranno dei delinquenti, come gli stupratori di gruppo, tutti condannati con pene variabili, in via definitiva?

Era questa la preoccupazione costante di padre Marcello: 

il gioco unito all’educazione!

A chi viene oggi affidata l’educazione dei giovani?

Esco!

Mi attende un’altra giornata di lavoro sui fascicoli della Regia Udienza, dove chissà potrebbe saltare fuori qualche notizia del Seicento sui Tamburinari, se allora c’erano....

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