26.4.22

PSF. 2. Donazione della Contessa Adilasia, assieme col suo figliuolo Rogiero nell'anno della creazione 6618.

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Donazione della Contessa Adilasia, assieme col suo figliuolo Rogiero nell'anno della creazione 6618.

Copia. Donazione fatta da me Adilasia contessa, assieme col mio figlio Rogiero, conte di Calabria e di Sicilia, al Tempio di Santo Nicolò Viottrito, nel mese di Gennaro, quarta indizione, per provvedere assiduamente alle Sante Chiese di Dio, e cosa molto salutare all'Anime et alla cagione di molti beni, quando che con tutto il cuore, appare verso Dio il frutto della vera Devozione e * quindi è che Io Adilasia Contessa, con il mio figluolo Rojero, essendo molto … verso le chiese Sante di Dio, conforme furono … preghiere, e supplicatione di Luca * Venerando Vescovo… e suoi Monaci, e d'esso Vescovo et anche di tutti suoi fratelli, e futuri quali staranno nel venerando tempio, e Monastero del nostro Padre Nicolò, nel Monte Vioterito, Territorio di Calabria, in perdono delli miei antepassatio Genitori, et nostro, et anco di tutto il Mondo, delli beni, che Dio, ha a Noi per sua infinità bontà concesso, noi abbiamo voluto farne a lor parte, conforme l'ordinario nostro costume, acciò tutti j partecipanti di tali beni, così Superiori, come Monaci sudditi, pregando Iddio nelle loro Sante Orazioni, e Sacrifici, ottenessimo Noi dall'istesso jmmenso Remuneratore, e custitanio* Dio, perdono delli nostri peccati, nel giorno del Giudizio. Perciò dunque considerando, che cosa fosse a' loro giovevole, per il loro vivere, e campare, li diamo con ogni Affetto di cuore sviscerato, si al prefato Luca vescovo, come a tutti suoi Fratelli Monaci, come a' tutti suoi Fratelli Monaci, presenti, e futuri, che saranno, l'infrascritte* cose, conforme sono diffiniti e preordinati. In primis il Tempio della Madre di Dio, διαπρακεο della Spiaggia, seu Riva, sito in mezzo di due Fiumi Πεξηκέω του Σγεβο***, sive Petrace, e Fiume Storto con le Posessioni, et terraggi, che vi sono, j quali circondano, et terminano in questo modo. Incominciando dalla chiesa di San Lorenzo, et discende da basso, insino alla Strada, che guarda verso il Mare dell'occidente, e dalla knsino alla Cima della Schena, verso la parte di Borrea, e da là camina insino alle mraglia *, e da là insino alla strada, ed ascende per il Vallone, insino alla Portella, et alla gran Gisterna, e tiene l'una via, all'altra Via, la quale discende dal .................... [sic nel documento] tallo, et taglia l'istessa strada, et .......... [sic], che ha lo croco, il quale è vicino all'altezza, e summità di maliguardia, ed al Bosco di Calatò, cioè Galatro, da lù se ne và verso la parte di Borrea, di sotto il Monte Arcometopo, quod Grece, Principium Fontis, da là abbasso alli Pantani, et alla strada dell'orienti, et descende alla via verso l'occidenti del Stretto, et viene alla Via, si chiama della Lamia, e questa via viene al Tempio di san Lorenzo, e S. Hjppolito, da dove abbiamo fatto il principo, e qui conclude e finisce. Similmente l'habbiamo dato un luogo chiamato Moriano, Tempio di S. Ahrenogine, con il monte e Terraggi che ivi sono, j quali parimenti terminano jn questo modo, dall'oriente, dal Fiume chiamato Burduni, et via quale viene alla via di Buzzano, et taglia l'istessa, et ascende da basso, et arriva ad una altra strada, quale viene da Buzzano, et discende l'istessa via, per mezzo del Monte, e viene abbasso... οδηφογόυσουν, cioè a Petrolito
, e da là va  

, cioè a campo aperto, et al Fiume, et ascende = = = = =, del fiume, alla Via, dove decimo principio, et finisce tutte queste cose dunque soprascritte, terraggi, Monti, et possessioni l'abbiamo concesse, e date al prefato Tempi di S. Nicolò, sito nel Monte Vioterito, territorio di Calabria castello di Seminara per mantenimento, nutrimento, et sustentazione del Venerando regio M* e suoi Momaci presenti, e futuri che saranno jn perpetuum, donde comandiamo, a' tutti li nostri capitani, e magistrati *, e Curatori, e qualsivoglia altra Persona, sottoposti alla nostra potenza, e Dominio, vogliamo a predetta Chiesa lasciarla libera, e conservarla, et defenderla da qualsivoglia richiesta, e perturbazione, ... scusa, jn qualunque cosa benchè minima, jn toglierle quanto un niente delle prefate cose da …, e se qualche uno si provasse di  tentare il contrario, quello tale sia dalla nostra jmplacabile… e dalla SS.PP. scomunicato. Così similmente ancota il Vescovo di Epurchia*, che è sopra il … Chiesa non abbia avidità di cercar ad alcuno, o togliere ed usurpare cosa alcuna di quelle cose che … il Bere e mangiare tanto ad esso Superiore, quanto a' Monaci. = = = = E in fede… = = = s'è fattoi il presente istrumento, e consegnato all'istesso Venerando… secondo il nostro consueto sigillo. Nel mese di Gennaro dell'anno della creazione del seimila seicento diciotto, 6618, indizioone quarta. Adilasia Contessa, assieme con il suo Figliuolo Ruggero, [15] conte di Calabria e di Sicilia.

Nell'anno poi di nostra salute mileseicentonovantatre,  1693, all'undici di Gennaro, verso l'ora ventuno, jn giorno di Domenica, avvenne un orribile Tremuoto colla rovima di molti luoghi della Sicilia, et allora fu diroccato e rovinato affatto il Monistero anzidetto di San Filareto, tanto che s'era reso inabitabile. Li Religiosi privi vedendosi d'abitazione, si ritirarono nella Città di Seminara, nel loro Ospizio, che teneano per comodità de Religiosi ammalati, e per isfugir egli la cattività di quell'aere, nell'estate, quando soleano nella maggior parte jnfermarsi, situato nelle corconferenze d'essa Città, e propriamente nel Borgo detto di San Francesco d'Assisi. Havendo costoro, secondo la publica voce, fama, e tradizione jnconcussa, ed indubitata, tentato più e più volte, di cavar le Sante Reliquie, per tenerle con maggiore Venerazione, perchè non era ancora venuto il tempo prescritto dalla Divina Provvidenza, ma ebbero il loro jntento, e considerando che il pregievol Deposito del Corpo di San Filareto, dopo la rovina del sudetto Monistero, era per restar in quella Chiesa diruta, per tanto colla licenza del Reverendissimo fù Padre Generale* dej Basiliani, Mro* Di Apollinare Agresta da Mammola, a' j diciassette, 17, Febrajo dell'anno nille seicento novantatre, 1693, portatosi il Padre Abate di quel tempo fù Di Pietro Giovanne Curcio, coj suoi Religiosi, ed altre persone Chiesastice, di bona Vita, e fama, apparecchiatesi prima con orazioni, e mortificazioni, priegando fervidamente il Santo, degnarsi a' scuprire* il suo Santo Corpo, poi in presenza del publico Notaro fù Domenico Guardata di questa Città, dopo molto scavamento, ritrovarono primo a lato d'una cappella, un'urna di creta cotta, tutta jn un pezzo, ma osservandola vuota, solamente con poca cenere, parte nera, e parte lucida a' color d'oro, che traspirava una grande flagranza, quasi di Paradiso, sospettarono, o' che fosse il Santo Corpo sepellito altrove, o che fosse stato rubato da mano sagrilega, perciò erano per lasciare l'impresa, quasi abbandonati dalla speranza di poterlo ritrovare; Ma volendo il Santo consolare quei buoni Religiosi, gli spirò di cavare più sotterra, d'onde rivoltata l'Urna vuota, non dopo molto scavamento, in un'Urna pur di mattoni ritrovarono le cotante desiate Reliquie. In quel tempo fù grande il giubilo di tutti i circostanti, credendo certamente*, come l'era, d'esser quello il Corpo del Santo, per essersi osservato mancante di quello medesimo Braccio, che si conservava nella Collegiata di questa anzidetta Città, in un Braccio d'argento,  e riposte in un Baguglietto fedrato, si portarono nell'accennato Ospizio del Borgo, dove per più validamente stabilire la verità d'esso Corpo, si convocarono li Medici più accreditati, i quali fecero oculare ispezione di quelle sante ossa, in tutte corrispondenti al Braccio che in detta chiesa Madrice si conservata; Divulgatasi la fama della invenzione del Sagro Corpo per la Città di Seminara e luoghi convicini, si svegliò la pietà de fedeli e richiamò foltissimo concorso di popolo, implorando tutti il validissimo patrocinio del Santo, ed allora un gran numero d'infermi, con applicare a varie * ritrovata, o i mattoni del Sepolcro, o le istesse Reliquie, riebbe la smarrita Salute; quindi le menzionate Ossa, per decreto della Viscovil Corte di Mileto, ove si ritrovava Vescovo Monsignor Don Domenico Berardini di * a riguardo delle prove autentiche, sì per la struttura delle sante Reliquie, proporzionate al Braccio che del Santo Confessore conservavasi, ed attualmente conservatsi in essa Madrice Chiesa   della città predetta, in un braccio d'argento, di cui il Santo **** dei miracoli e delle grazie, dispensate allora da Dio, ad intercessione di San Filareto, *** del Decreto uscito da detta Vescovil Città di Mileto, che nell'Archivio di questo Regal Monistero, in carta *** si conserva del tenor che siegue. =

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I CARACCIOLO VIOLA

Fonte. Caracciolo Viola Caracciolo, conti di Gerace (1348) Enrico (m. 1349), I conte di Gerace (1348-1349) Antonio (m. 1389), II conte di...