25.8.18

Cap. 16: Archivio di Stato di Napoli: Diari di lavoro: redatti in soggiorni di studio presso l’ASNA

Home, con Avvertenza Preliminare.
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ARCHIVIO DI STATO
DI
NAPOLI

Serie e numeri
dei documenti relativi
a
Seminara


Inventari positivamente e negativamente  consultati e riguardanti le seguenti serie:

a) Collaterale Provvisioni Iª Serie;
b) Sommaria Partium;
c) Cedolari;
d) Relevi;
e) Catasti onciari
f) Conti comunali;
g) Intestazioni feudali;
h Refute di Quinternioni
i) Giunta di Corrispondenza di Cassa Sacra;
k) Cappellania Maggiore. Statuti di corporazioni, Congregazioni ed altri enti civili ed ecclesiastici;
l) Santa Chiara. Capitolazione delle Congregazioni
m) Winspeare: Affari demaniali e feudale;
n) Processi e sentenze della commissione feudale (= è rimasto solo l’inventario: i documenti sono andati tutti distrutti);
o) Collegio dei Dottori;
p) Processi (Pandetta corrente; Pandetta Amato)
q) Archivio privati: 1) dei principi Ruffo di Scilla; 2) dei Carafa di San Lorenzo; 3) dei Serra di Gerace; 4) Sanseverino di Bisignano; 5) Muscettola di leporino.
r) Elenco di Notai:
s) Catasti antichi;
t) Frammenti di fuochi;
u) Lavori pubblici;
Da vedere ancora: 1) patrimonio ecclesiastico; 2) Ponti e strade; 3) Tribunale misto.

- Diari di lavoro




Diari di lavoro: redatti in soggiorni di studio presso l’ASNA
Mercoledì, 1° luglio 2003

Mi propongo come piano di lavoro la lettura dei volumi preliminari del Catasto Onciario. Inizio con “Seminara – Atti preliminari e Libro d’apprezzo”: Regia Camera della Sommaria – Patrimonio – Catasti onciari. Numero busta: 6304. Le note qui redatte sono a caldo e sono possibili errori o perfino svarioni. Queste note hanno un carattere interno di lavoro (appunti) e non sono destinate alla pubblicità ovvero alla pubblicazione, pur non avendo carattere di segretezza. La prima data che leggo: 27 settembre 1741. Il volume è sprovvisto di numerazione archivistica. Si legge pure: Paolo Marzano Sindaco; Antonio Anile Sindaco; Gilormo Aquino eletto; Antonio Cavallo eletto. Nelle pagine iniziali sono date le pene in caso di dichiarazioni false. I lavori si svolgono nel palazzo di Don Paolo Marzano sindaco della nobiltà. Riconosco un mio appunto (uno striscia di carta per la microfilmatura allora non ottenuta risalente ad almeno tre anni addietro). Una copia di una seduta del Parlamento che si tiene in luogo solito, cioè: la venerabile chiesa di San Rocco. Presenti: Consiglieri nobili: Don Paolo Marzano sindaco, Don Francesco Antonio Mezzatesta, Don Pietro Longo, don Antonio Silvestri, don Antonio d’Alessandro, don Gerolamo Aquino, don Domenico di Franco, dottor fisico Francesco Antonio Zangari, Giuseppe Antonio Silvestri, Giovan Battista Monizio, don Giorgio Rossi. Consiglieri cittadini: Notar Carlo Calogero Sindaco, Antonio Cavallo, Francesco Silipinghi, Cristofaro Barritteri. Consiglieri mastri: Giuseppe Antonio Tomeo, Domenico Bianchino, Gregorio Attisano. Consigleri massari: Concesso Gaglioti e Pietro Russo. Si dovevano eleggere sei componenti: due per i nobili, due per i civili e due per gli altri (mastri e massari). E risultano: Francesco Antonio Mezzatesta e Pietro Longo; Paolino Fallaccari e Carlo Antonio Calogero; Pietro Michelizzi e Carlo Gallo. I sei deputati dovevano discutere le revele. Si aggiungevano due stimatori della città: Francesco Tizzarella e Antonio Gioffrè e due forestieri: Pietro Galimi e Carlo Caruso. – Era archivario Carlo Calogero. La carica di sindaco era incompatibile con quella di Deputato nella commissione del catasto. Nel maggio del 1742 Francesco Antonio Mezzatesta venne eletto sindaco dei nobili e pertanto doveva decadere da Deputato alla commissione per la formazione del nuovo catasto. La commissione per la formazione del catasto aveva un peso rilevante e teneva appositi verbali di riunione e deliberazione. Il 16 gennaio 1743 sono presenti in una stessa seduta del parlamento, di cui si riporta copia nel volume preliminare del catasto, sia Francesco Antonio Mezzatesta sindaco che don Pietro Mezzatesta consigliere dei nobili. In questa seduta vengono eletti due apprezzatori del ceto dei nobili: Orazio Mezzatesta e Geronimo Aquino.
Sono oltremodo interessante le seguenti indicazioni che varrà microfilamare: elenco dei quartiere con abitanti per nucleo familiare distinto per età. Si dà subito nell’ordine l’elenco dei quartieri da riportare in Dizionario:
 1) Quartiero di Santa Maria La Porta e’ Pignatari: 83 fuochi, tra i quali: Masseo, Evangelista, Còndina, Cascetta, Russo, Smeraglia, Terranova, Funnari, Vaccaro, Valente, Zaghari, Moré, Zetera, Romeo, Milignano, Latino, Managhò, Nesci, Grio, Benedetto, Muscari, vari Melara, Lanzo, Ioculano, Currao, Sonnà, Misale;
2) Quartiero del SS. Rosario: 52 fuochi, fra cui quelli di: Antonino Schimizzi, Antonio Lamarra, Bruno Verteri, Bruno Pintimalli quondam Nunzio, Bruno Pintimalli qm Giovanni, Filareto Colicchia, Giuseppe Caldarazzo, Giuseppe Ramundo, Paolo Solamo;
 3) Quartiere Lo Scaturchio e Santa Maria dei Poveri: 50 fuochi, tra cui quelli di: Antonio Candela, Bruno Berté, Carmine d’Alessandro, Domenico Oliva, Domenico Falcone, Giuseppe Chieppi, Giuseppe Evangelista, Giuseppe Bonello, Paolo Fullotta, Paolo Zetera, Don Pietro Longo, Don Emanuele Franco sacerdote;
4) Quartiere di S. Petrello e Cisterna: 37 fuochi, fra cui quelli di: Antonino Sofi, Antonino Zillepa, Antonio Milano, Antonino Chiappalone, Bruno Oliva, Domenico Zirilli, Domenico Burgisi, Giuseppe Bellecca, Giuseppe Antonio Passabosco, Antonino Anile, Don Casimiro Coscinà, Giacomo Branciforti;
5) Quartiere di San Giorgio e Sanità: 27 fuochi, fra cui: Antonio Cavallo, Domenico Bianchino, Francesco Chirchiglia, Don Giorgio Rossi, Gennaro Benedetto, Giovanni Sonnà, Paolo Currao, Paolano Fallaccari, Tommaso Colaciuri;
6) Quartiero di San Basilio e delle Carceri: 22 fuochi, fra cui:
7) Quartiero il Borgo di San Francesco di Assisi:
8) Quartiere di Mauriconi e Spilinga:
9) Quartiere il Duca di Marmo:
10) Quartiero di Santo Nicola:
11) Quartiero del Belvedere:
12) Quartiero della SS. Annunziata:
13) Quartiero di San Giuseppe e il Monte:
14) Quartiero il Portello e Santo Mercurio:

Il volume consta di due grossi fascicoli cuciti: il primo reca la scritta Seminara Atti preliminari e Libro degli apprezzi: è quello finora esaminato. L’altro reca la sola scritta Libro dell’Apprezzo Seminara Calabria Ultra. E passo ad esaminarlo rapidamente, scarseggiando il tempo. Si inizia con una specie di indice di quello che sarà il volume finale. Segue un elenco toponomastico con l’indicazione dei proprietari della zona. E’ interessante perché fornisce voci di toponomastica storica tutte da inserire o segnalare nell’apposito dizionario storico-toponomastico. Ma sono dati che diversamente distribuiti ritornano nel volume finale.

Passo adesso ad esaminare la Busta numero 6306, che reca sempre l’intestazione Regia Camera della Sommaria – patrimoni – catasti onciari. Ora si tratta di un grosso volume alto dieci dita. Ha per titolo: Rivele delle vedove e degli ecclesiastici secolari, de’ luoghi pii e de forestieri bonatenenti. “Anna Audino… rivela esser d’anni 50”. La rivela, sorta di dichiarazione o autocertificazione, è firmata in calce dall’interessato e dai deputati alla formazione del catasto. Reca anche la data della dichiarazione stessa e quindi l’esatto anno cui dovrebbe riferirsi l’età dichiarata. Interessante perché indica il nome del defunto marito e fornisce lo stesso tutti i dati occorrenti per il genealogico.
Segue un altro grosso fascicolo cucito relativo  a “Volume di tutti l’ecclesiastici cittadini”. Parimenti segue il Volume di tutte le chiese e luoghi pii cittadini. In particolare, per il monastero di San Mercurio, sono in clausura all’epoca della rivela nel 1742 le seguenti monache: Mattia Lacquaniti badessa, Cecilia Aquino, Elena Condina, Agata Fontana, Angela Teotino, Artemisia di Alessandro, Geronima Grimaldi, Paola Tizzarella, Lucrezia Sanchez. Non si legge bene. Ed invece per il monastero dell’Annunziata, leggibili: Suor Vittoria di Franco di anni 43, Lucrezia d’Aquino di anni 70 e di Palmi, Agata Calogero di anni 60, Antonia Pifano di anni 69, Anna di Franco di anni 60, Beatrice di Franco di anni 60, Geronima Sanchez di anni 40, Teresa Bonelli di anni 50, Rosa Papalia di anni 50, Anna Maria Monizio di anni 30, Perseverada Vicari di anni 35, Vignamerita Rosso di anni 25, Fortunata guardata di anni 27, Domenica Rosso di anni 24, Chiara Rossi di anni 18, Barbara Calogero di anni 26, ed altre.
Segue il volume dei Forestieri bonatenenti. La struttura delle revele mi è ormai chiara. Devo procedere speditamente per poter almeno vedere un’altra Busta. Particolarmente interessante la rivela del principe di Cariati che dice possedere il suo palazzo, composto di più membri, nella contrada detta San Marco.
Passo finalmente alla Busta 6305 che contiene le revele dei cittadini. Una sola ora a disposizione. Inizia con la lettera B. In effetti Antonio Sanchez era (mutilo e solo) alla fine della Busta precedente. Tutta la lettera A deve essere andata persa. Vado ad alcune voci tipiche.

Mercoledi, 9 luglio 2003

Ho fatto tre richieste: le carte Ruffo e due Onciari. Incomincio dalla carte Ruffo: Busta 31, che contiene diversi fascicoli senza intestazioni (il primo) e di difficile lettura. Copie di atti notarili. Del 1584. Leggo civitatis Semanariae. In latino. In contrada Lo Burgo iuxta li bona eredi qm Simone Grio. Non pare opportuno chiedere la microfilmatura quando non si ha ben chiaro di cosa si tratti e delle condizioni del documento. Di uno stesso testo esistono due copie, la seconda delle quali è più leggibile: dell’8 novembre 1584. Compare nell’atto Giovanni Andrea de Franco (sembra di leggere prima del nome: Reverendus Dominus). Procedo alla lettura dell’atto negoziale redatto in latino. Mi interessano per ora le informazioni riguardo i nomi (che riporto subito nel database genealogico) ed i toponimi (che riporto subito nel Dizionario storico-toponomastico) piuttosto che non l’atto negoziale in se stesso. Comparente il reverendo don Giovanni Andrea de Franco. Accanto a Franco c’è con lui un altro nobile di Seminara di cui non leggo il nome. Controparte è il principe Fabrizio Ruffo. Il fondo si trova in Seminara in contrada Lo Feudo. Detto bene si trova confinante con il nobile Bernardino Sayavetera (da uniformare precedenti dati con questa dizione che pare corretta).
Il tempo scarseggia. Mancano circa 20 minuti. Ho esaminato dapprima le carte Ruffo, quindi ho ricontrollato sull’originale i miei fotogrammi dell’Onciario, correggendo errori non lievi. Ho però finito di controllare i soli fuochi. Resta da controllare un’altra metà del volume. Passo adesso a vedere rapidamente il volume 6307 della serie onciara di Seminara, che non avevo visto o forse avevo solo appena visto in precedente soggiorno. Occorre rimandare ad una nuova seduta.

Mercoledì, 10 gennaio 2006

Vengo in Napoli con il treno ad alta velocità in partenza da Roma alle 8.25 e con arrivo in Napoli con le consuete due ore del treno ordinario. All’Archivio di Stato mi viene in pratica spiegato che inutile che io venga con la fotocamera digitale. Su questo computer dispongo di limitata autonomia in quanto non trovo una presa adatta al mio alimentatore. Un piccolo disastro. Proseguo gli appunti con carta e penna, sperando di trovare poi il tempo per ricopiarli. Esamino Provvisioni. Iª Serie (I C 16). Busta 26. La Busta contiene un grosso volume numerato in fogli che scorro sommariamente fino al f. 251 che si riferisce a Seminara ed è di una grande nitidezza. Continua fino al f. 254. Cerco inizialmente di trascriverlo essendo grande la nitidezza essendo di fatto preclusa la riproduzione fotografica. Geronimo Spinola. Città di Seminara e Casali di Palmi e S. Anna. Anno 1599. Capitoli, patti e condizioni. Pagamento di gabelle. Rinuncio alla trascrizione e mi accontento della lettura del documento con qualche rapida annotazione. In quest’anno accanto a Seminara vengono nominati solo due dei suoi Casali: Palma e S. Anna. L’atto è chiuso il 25 settembre 1598 (f. 253). Il f. 254 è redatto da una mano diversa, con grafia meno chiara e leggibile. Passo quindi a Partium Busta 77. Donativo di 50 ducati a carico del Mag.co Carlo Spinelli. Anno 1508.

Martedì, 17 gennaio 2006

Dopo varie peripezie posso consultare: Processetti per le intestazioni feudali, Busta 49, volume cucito diviso in fascicoli.  Al n. 722 trovo materia riguardande il feudo Furia seu Pirara in Seminara. Il toponimo è chiaramente scritto come feudo di Furia seu la Pirara, Nell’anno 1767 don Francescantonio Mezzatesta costituiva sua procuratore in Napoli nella causa con il fisco il signor don Giuseppe Elia. Era testimone dell’atto Scipione Predestino Grimaldi. Francesco Antonio Mezzatesta figlio di Gaetano. Trovasi copia di un istrumento ottenuto nell’anno 1578 dall’Università di Seminara. Nel 1528 ( o 1578): «… essendosi nel 1578 dall’Università di Seminara acquistato il R. Demanio e con essi tutti li corpi feudali coll’obbligo di venderli a particolari Persone con R. Assenso si era denunciato da detta Università di possedere taluni di essi, da che si rilevavache gli altri dovevano supporsi alienati da essa università, e perciò erano da citarsi li possessori tutti di detti Corpi compresi nel suddetto Demanio ed alienati, affinché venissero a dimostrar l’acquisto con Regio Assenso, ed il pagamento de relevi colla successione legittima altrimenti dichiararsi devoluti a beneficio della Regia Corte cessando sopra li detti corpi solo la pretenzione dell’adoa, poiché quella viene pagata generalmente per tutti dalla città di Seminara…». Nel mese di novembre 1733 con polizza del Banco dei Poveri venivano pagati Cesarano e Martoriello. Giuseppe Martorelli ordinante. 1717: qm magnifico razionale Giuseppe Nicolò de Fiore. Estratto: «…era comparso Gaetano Mezzatesta il quale avea presentatp fede antica cavata dall’Archivio della Città di Seminara, attestante come avendo perquisito il libro chiamato il Truglio dov’erano annotati li Particolari, che pagavano l’adoa per li corpi feudali che possedevano formato nel 1681 in esso fra l’altre vi era annotata l’infrascritta partita:
Il  Dr. Cesare Mezzatesta
Per
Il Feudo di Cannavà in…». Nel 1674 il Dr. Cesare Mezzatesta si trovava in possesso del Feudo di Cannavà, seu Furia, seu la Pirara. Nell’anno 1773 vi fu una dichiarazione di eredità a favore di alcuni Mezzatesta. Il testo deve essere letto con maggiore attenzione su questo punto se si desiderano maggiori e più sicuri ragguagli. Nel 1701 vi fu un noto tumulto popolare con dispersione di documenti. Il fascicolo 722 è di notevole interesse.
Passo quindi ad una sommaria visione della Busta 230 relativa a “Relazioni per la registrazione nei R. Quinternioni”. Il Volume ha però una precedente denominazione:  Relazioni degli Assensi da Maggio 1770 per tutto Dicembre 1773. Ed ancora un Indice dei Feudatari contenuti nello stesso volume. Volume XXXI. Il volume è numerato per successive 508 carte e contiene all’inizio un Indice de Feudi contenuti in questo volume XXXI. Sono parecchi i fascicoli di mio interesse contenuti in questa stessa busta. In ordine numerico:
– c. 83: trattasi della Mastrodattia di Seminara, Palmi e S. Anna che passa da Grimaldi a Grimaldi. A proposito di questa Mastrodattia vi fu una lite dei Grimaldi con Spinelli. Di essa si parla nella Platea Equino. L’atto è del 1766. La cessione è fatta da Diana Grimaldi e da suo figlio Francesco Strozzi. Beneficiario Antonio e Pio Grimaldi. Pio è detto primogenito di Antonio Grimaldi e siamo nell’anno 1764. Francesco Strozzi è detto di Firenze. Dunque Diana andò sposa in Firenze. A Francesco Strozzi succede donna Lucrezia. Si parla di un Bernardo Grimaldi che fece testamento nuncupativo nel 1718 per gli atti di Notar Ludovico Montalto di Laureana. Non aveva prole maschile, ma solo due femmine: la prima nominata Diana e l’ultima suor Geronima monica professa nel monastero di San Mercurio in Seminara. Riconosceva che la sua famiglia era rappresentata da don Antonio Grimaldi suo nipote ex Fratre. E perciò l’istituiva suo erede universale. All’epoca, cioè nel 1718, la figlia Diana era già sposata con don Niccolo Strozzi di Firenze. Bernardo moriva nel 1718. Tra le parti non vi fu giammai ombra di discordia fino al 1758, quando don Antonio citò Diana. Di questa litè seguì poi un atto di concordia e transazione stipulato per gli atti di don Innocenzo Cervino a 28 novembre 1759, nel quale don Domenico Grimaldi nipote ex filio di don Antonio. Nel 1760 Diana era già defunta. Si legge di ducati duemila. E poi ancora cinquecento. E poi trecento. E poi 1200. L’atto è fondamentalmente leggibile, ma la causa è piuttosto complessa. Si riferisce alla mastrodattia. Le cifre di cui si parla sono consistenti. Si parla di un Giacomo Grimaldi seniore esistito nel 1583 in Seminara. Gli successe il suo primogenito Giovanni. A don Antonio Grimaldi (padre di Pio) competeva la mastrodattia in quanto successore di Giacomo Grimaldi seniore. Bernardo, padre di Diana, aveva i seguenti ascendenti: don Giacomo Seniore, don Pietro e don Giovanni Grimaldi. Apprendo di un notaio Vincenzo Sangiorgio che rogava in Seminara nel 1583. Nel 1578 veniva venduta dall’Università a Giacomo Grimaldi la Mastrodattia allo scopo di recuperare denari per il riscatto del regio demanio. Un pagamento da parte di Giacomo avvenne in Napoli il 16 marzo 1584 per gli atti den notar Ferdinando Brandolino, che esiste all’ASNA ma dal 1587. Altro atto ancora di Brandolino del 16 ottobre 1586. Il 6 di maggio 1599 il fisco chiedeva danari a: Giovanni, Filippo, Pietro e Francischiello per la morte del loro padre Giacomo. Sempre oneri connessi alla Mastrodattia che doveva essere cosa lucrosa. Stessa cosa il 7 luglio 1642 contro Giovanni Grimaldi per morte di Giacomo suo padre. Giacomo Grimaldi era stato il primo acquirente della Mastrodattia nel 1578. Giovanni Grimaldi muore l’8 giugno 1653. A lui succedeva Pietro suo fratello, che moriva a sua volta il 9 gennaio 1666. A questo succedeva Giacomo (juniore) suo figlio (di Pietro).  Quindi Geronimo Grimaldi padre del nostro Antonio Grimaldi. Bernardo Grimaldi era zio di Antonio Grimaldi. Diana Grimaldi  e Antonio Grimaldi erano cugini. Il fascicolo è ampio, ma interessante e tale da ricostruire gli anelli mancanti della genealogia Grimaldi. Occorre chiedere la possibilità di fotografare il tutto: da carta 83 a 122.
Passo infine e per poco tempo alla Cassa Sacra n. 2123 contenuto in F. 123 (Cassa Sacra Processi). Breve e chiaro. Lo mando subito via. Il dato più interessante è quello precedente che andrebbe fotografato e studiato con calma.

Mercoledì, 18 gennaio 2006

Riprendo dalla Mastrodattia Grimaldi, ripercorrendo il fascicolo alla ricerca di notizie. Notar Lodovico Montalto di Laureana anno 1718. Notar Innocenzo Corvino di Napoli a 28 novembre 1759. Francesco Strozzi primogenito di Diana Grimaldi sposata Strozzi di Firenze. Madre e figlio cedettero i loro diritti di mastrodattia (esistenti o meno) al principe di Cariati. Da qui nacque la lite. Il 29 luglio 1760 madre e figlio cedono al principe di Cariati tutte le di loro azioni e ragioni sulla mastrodattia per gl atti di Notar Alessandro Gullà d’Ischia. Nota: per fotografare l’atto telefonare due tre giorni prima a dott.ssa Di Nocera tel. 081/56.38.246. Costa euro 3. Ricordarsi di segnare nella domanda di autorizzazione: Relazione per la registrazione nei R. Quinternioni: Busta 230 – cc. Da 83 a 122 escluse bianche.
Passo ora a Winspeare: Affari demaniali e feudali. Busta n. 56. Fascicolo 18. Siamo nell’anno 1813. Il fascicolo è di una certa consistenza e raggruppa diversa documentazione omogenea. Controversia fra il comune di Seminara ed il principe della Motta per il fondo Covale. Si parla di un istrumento del 1593 che ha fatto conoscere i veri confini del fondo Covala.  Buona parte della documentazione riguarda la delimitazione di detti confini. L’atto del 1593 fu rogato da Notar Fabio Poeta. Purtroppo non ne è data copia, ma parlandosene nel 1817 doveva per lo meno esistere in quest’epoca: la sua sparizione non ha nulla a che vedere con il terribile tremuoto! Il principe della Motta parla a nome di Bagnara. Devo ancora leggere la restante documentazione, ma è possibile che vi sia qui un antefatto del passaggio di Ceramica a Bagnara. Termino la consultazione dell’atto che non pare presentare ulteriori elementi di interesse. Diverso il discorso per il documento sulla mastrodattia che potrebbe essere trascritto e pubblicato, fatte salve le necessarie autorizzazioni.
Passo a Cappellano Maggiore, Busta 137. Fascicolo 17. Di primo acchitto non capisco di cosa si tratti. Vedo un grosso volume numerato di oltre 500 pagine. Precede una rubrica alfabetica cucita. Trovo però a carta 17 retro il nome di Antonio Grimaldi senza indicazione di Seminara o dell’arciconfraternita di S. Rocco. Occorre studiare di cosa si tratta, cioè l’istituto del Cappellano maggiore. Restituisco.
Passo alla Pandetta Amato, Busta 255, Fascicolo 16: Antonio Mezzatesta. Abbastanza malandato e consunto nella parte superiore del foglio. La scrittura non si annuncia agevole. Siamo negli anni 1680-86, ma il documento non mi riesce chiaro. Lo rivedo un paio di volte e lo riconsegno. Ricorre il nome di una Schiava o simile che sarebbe la controparte di Antonio Mezzatesta. La corte non è in Seminara, ma in Oppido. Leggo più volte Trisilico. Una casa palatiata. Ducati diciassette. Schiava vedova del qm Gangemi. Sembra di leggere: Anna Schiava di Tresilico.
Passo a Collegio dei Dottori, Busta 59. La Busta contiene tre fascicoli o volumi con doppio numero. Non essendo stata ben inventariata – pare – faccio una rapida esplorazione dei tre volumi. Incomincia con il vol. 169 (antico) / 159 (nuovo. Si riferisce al 1746, stando alla copertina. Si tratta, almeno all’inizio, di un elenco degli iscritti, in due righe per ognuno con indicazione della patria di provenienza. Si tratterebbe di leggere tutto il volume, per rintracciare quanti e quali studente fossero di Seminara. Ci provo. Sono le 15.42. Dispongo di poco più di un’ora. Vengono da tutto il Regno ed è indicata la provincia: oltre a Napoli, Bari, Calabria Ultra, Matera, Salerno, Catanzaro, Calabria Citerioris, Gerace in Calabria Ulterioris, Nicastro, ecc. Si legge in alcuni casi alla fine: in medicina, in teologia, in chirurgia. E’ tutto scritto in forma abbreviata. Sempre due righe tranne qualche raro caso in tre.
Il  primo nome che trovo per Seminara nell’anno 1748, maggio è don Basilio Melara. E di Palmi nello stesso anno anno e nello stesso mese: Antonino Lercio. Sono segnati uno di seguito all’altro: sembrerebbe che avessero fatto il viaggio insieme! Mi fermo al 1748, ma il volume prosegue fino al 1754. Passo ad altro volume: Registrum Privilegiorum 1760. Il volume è preceduto da una rubrica alfabetica. Per Nomi di Battesimo. Con questo sistema ho individuato prima in rubrica e poi al foglio 37: Francesco Antonio d’Alessandro della cittò di Seminara che risulta iscritto il 29 aprile 1762. Non capisco in cosa. Del resto, la luce dell’Archivio è scarsa e l’inchiostro sbiadito. Per il 1760, 21 novembre Vincenzo Nesci della città di Seminara. Il Terzo ed ultimo volume ha pure a Rubrica per fortuna. Arriva fino al 1782. Vado subito alla lettera F. Non trovo Grimaldi, ma neppure posso perdere il treno!


a Nota archivistica: «Il fondo “Winspeare: Affari demaniali e feudali” comprende n. 89 fasci. Di essi circa 60 erano già ordinati ma in maniera molto sommaria. Alcuni fasci, ad esempio, avevano un titolo generico e cioè “Disposizioni generali” o “Bozze di ordinanze” senza che i singoli incartamenti fossero stati esaminati. Era quindi ovvio che, prima di iniziare l’ordinamento dei nuovi fasci, si rivedesse quello precedente; e ciò noi abbiamo fatto scusandoci se, pur colmando le succennate lacune, ne abbiamo dovuto lasciare, nostro malgrado, qualche altra, per non scompaginare il fondo già molto consultato.
Ad un indice alfabetico per Comuni, abbiamo fatto seguire un altro indice riguardante argomenti di carattere generale.
Per maggiore comodità degli studiosi abbiamo poi ricopiato l’indice dei Comuni il cui nome era preceduto dall’appellativo “Santo” o “San” non calcolando detto appellativo ma mettendo in stretto ordine alfabetico il solo nome del Santo» (Napoli, maggio 1961, Maria Martello).
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