Sono i Calabresi di natura feroce, di costumi rozzi. Tollerano pazientemente le fatiche, e sono parchi nel vitto. I più fanno stima dell’honore. Hanno gran genio all’armi, e per la vivacità dell’ingegno sono capaci di ogni buon arte, se loro vi si aggiunge coltura e disciplina. La sperienza dimostra che di costoro quelli che escono dalla patria o per vedere del mondo o per attendere alle lettere o per altra occasione, con la pratica migliorano di costumi, apprendono virtù, diventano manierosi e gentili, adattandosi con molta grazia alla vita civile, et in qualunque altra professione si impieghino, riescono in essa qualificati e singulari. Così danno a divedere che agli ingegni calabresi per coltivargli è necessario o mutamento di cielo o ammaestramento straniero, perché così si raffinano le doti naturali, che in loro sono egregie, ma rozze e incolte. Hanno avuti soggetti rari in ogni arte di scienze, e di presente ci sono spiriti elevati e l’inclinazione alla virtù non manca, ma la povertà comune dei popoli, cagionata dall’infelicità del governo, sepelisce nell’ozio miserabile della patria più d’uno, il quale sarebbe atto a sollevarhhsi con avanzamento di fortuna e di gloria.
Relazione della Provincia di Calabria
(Ms. Barberiniano 5392, anno 1654)
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