29.6.06

Materiali: III, 6°: Archivio di Stato di Reggio Calabria - Sezione di Palmi: Regesto delle sentenze civili riguardanti Seminara

Vol. III: ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO CALABRIA - SEZIONE DI PALMI
Cap. 6°: Regesto delle sentenze civili
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Database dei Notai di Seminara

- Per ragioni di carattere privato ho avuto necessità di cercare una sentenza civile del 1959 emessa dal Tribunale di Palmi. Dopo lunghe peripezie dovute al fatto che l'archivio del Tribunale di Palmi era inaccessibile a causa di lavori o di crolli, ho appreso che tutte le sentenze fino al 1962 sono state mandate all'Archivio di Stato, dove ho potuto infine trovare la mia sentenza. Con l'occasione ho potuto verificare che è possibile e di qualche interesse regestare tutte le sentenze che riguardano i cittadini di Seminara. Sarebbe stato anche possibile per le sentenze penali, ma in questo caso ragioni di opportunità sconsigliano la pubblicazione di episodi macabri e tragici di persone (autori e vittime) i cui discendenti sono ancora vivi.

ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO CALABRIA
– Sezione di Palmi –

Serie
Tribunale Civile di Palmi
(con giurisdizione su Seminara)
Inventario dal xxxx al xxxx

a)
Sentenze Civili
b)
Sentenze di Vendita
c)
Sentenze della Magistratura del Lavoro
d)
Sentenze del Collegio Speciale


REGESTO DELLE SENTENZE CIVILI
riguardanti il territorio di Seminara


§ 1 – Sentenza civile n° 315 del 3 giugno 1936 nella causa »tra« Candido Alessandro fu Bonaventura, domiciliato e residente il Seminara, rappresentato e difeso dal dott. Francesco Cardone e dall’Avv. Rocco Pizzarello »contro« il Comune di Seminara, in persona del suo Commissario Prefettizio signor Saverio Collura, domiciliato e residente nel suo Ufficio. Rappresentato e difeso dal proc. Avv. Pasquale Lombardo.
Il Comune aveva dichiarato illegittima la concessione amministrativa d’acqua per uso domestico. Per ogni famiglia non convivente in uno stesso fabbricato doveva pagarsi un separato canone di concessione. Candido Alessandro obietta che egli conviveva «con i germani Candido Enrico e Bonaventura nella stessa casa e con unico focolare domestico». Il Comune è condannato e le istanze di Candido Alessandro sono accolte.

§ 2 – Sentenza civile n° 319 del 27 maggio 1936 nella causa »tra« Candido Alessadro e Bonaventura fu Bonaventura, creditori procedenti, domiciliati e residenti in Seminara, rappresentati e difesi dall’Avv. Francesco Cardone »contro« il Comune di Seminara in persona del suo commissario pro tempore sig. Collura Saverio rappresentato e difeso dal Proc. Avv. Pasquale Lombardo, debitore esecutato »e« Divino Enrico Esattore delle Imposte di Seminara, rappresentato e difeso dall’Avv. Arcangelo Badolati, terzo pignorato.
Il credito di lire 20.294 e 80 centesimi risulta da una precedente sentenza di condanna del 18/28 giugno 1932 emessa dallo stesso Tribunale. Insoddisfatto, il creditore procede al pignoramento. Si apprende che Enrico Divino riveste la duplice veste di Esattore delle Imposte e Tesoriere comunale. «Il un piccolo paese, come è quello di Seminara, i creditori del comune sono avvisati senza alcuna formalità e vengono facilmente a conoscenza non solo del giorno in cui il mandato viene rilasciato, ma anche dell’ora e del minuto». Difficoltà procedurali e conflitto fra esistenza di un mandato e preferenza dei creditore al pignoramento. Era all’epoca podestà del comune il dott. Salvatore Cuzzocrea. Vengono condannati i Candido.

§ 3 – Sentenza civile n° 346 del 20 giugno 1936 nella causa »tra« Lania Filippo fu Antonio, domiciliato in Seminara, rappresentato e difeso dal dott. Francesco Cardone e dall’avv. U. Rovere, appellato »contro« Bruzzese carmine di Domenico e Artuso Maria di Giuseppe, domiciliati in Barrittieri di Seminara, contumaci.
Esisteva una precedente sentenza emessa dal pretore di Palmi il 10 marzo 1936 contro cui il Bruzzese si era appellato. Il Lania chiede il rigetto dell’appello. L’appello viene rigettato perché gli appellanti non si sono presentati. I contumaci appellanti vengono condannati anche alle spese del giudizio. Erano già stati condannati in solido nella causa davanti al pretore.

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