30.6.06

Materiali: V: Letteratura - Estratti cronologicamente ordinati: anno 1737: Barrio

Materiali: V: LETTERATURA - Estratti cronologicamente ordinati

Estratti
su Seminara
presi da opere a stampa,
ed ordinati
cronologicamente
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§ 4.
BARRIO, ed. T. Aceti: Estratti su Seminara, Taureana e paesi vicini:
a. 1737:

[58] Anno 1535. Carlo V, espugnata Tunisi, in Africa, passò in Sicilia; di lì, nel mese di Ottobre, sbarcò a Reggio ed entrato ben presto in Sinopoli fu ricevuto con i massimi onori dal conte Paolo Ruffo. Il 3 novembre entrò in Seminara, quindi in Monteleone, di poi giunse a Nicastro, Mamerto, Carpaciano e Rublano, dove, ai Signori del Fosso, che lo accolsero, lasciò come ricordo uno sprone, che ancora si conserva presso Carlo in Sicilia. Di lì per il territorio di Figline, volgarmente detto l’lmperatore e Fontana di Carlo V, si portò a Paterno e Dipignano, dove anche concesse privilegi; di poi per Tessano il 7 giunse a Cosenza, dove fu accolto con incredibili festeggiamenti. Il magistrato presentò diecimila giovani fatti venire dal suburbio cosentino, comunemente Casali, idonei quanto mai altri al servizio militare, affinché l’entrata in Cosenza fosse più spendida, con grande meraviglia dell’imperatore e del seguito. Era allora presente Pietro Antonio Sanseverino, principe di Bisignano, il quale, con magnificenza, come era giusto, accolse Carlo V nella reggia presso Villa Mauro, celeberrima per la caccia, nel territorio di Corigliano; la fama di questa magnificenza si diffuse in lungo e in largo. Cfr. Censt. Gregor. Ross ed altri. Agli uomini della famiglia Aceti Carlo V elargì vari benefici, come si ricava da un diploma e da un'iscrizione che addurremo. Anno 1554. In Cosenza fu portato a termine il bellissimo ponte sul Crati, detto di S. Maria, dal celebre architetto Gilberto Rublanense, come si legge in MS Belmont. Anno 1554. Carlo V abdicò e consegnò il potere al figlio Filippo II. Cfr. Mazzell.


[283-298]:
Capitolo XVII

TAURIANO. IL B. FANTINO ED ALTRI UOMINI
NOTEVOLI PER SANTITÀ.


La città di (1) TAURIANO, o Tauriana, esistette in questi luoghi, e scomparve; dai suoi resti fu costruita la città di SEMINARA. Tauriano fu distrutta ai tempi del B. Nilo; di essa parla Plinio, come pure Pomponio Mela, che la colloca tra le citta di Metauro e Squillace; la ricorda anche Stefano: « Tauriana, dice, dalla quale Tauriano l’abitante ». Ateneo nel libro sesto tramanda che da questa città prese nome un pesce. Scrive infatti tauriano per piatto di pesci. « Il pesce spada, dice, è il tauriano, un pesce che dalla cittadella di Tauriano è detto tauriano. Plinio nel libro trentaduesimo: « Il tauriano, dice, alcuni lo chiamano pesce spada ». E ancora il pesce spada è col grifo puntuto; colpite da esso le navi nell’oceano sono colate a picco. Se ne trovano talvolta che superano la grandezza di un delfino, dice lo stesso nel libro nono. Strabone li chiama galeotti, il volgo pesce spada. La loro cattura avviene presto. Tauriano fu sede episcopale; Giorgio, Vescovo di Tauriano, partecipò al Sinodo di Costantinopoli sesto. E (2) Teodoro, Vescovo di Tauriano, partecipò al Sinodo di Nicea secondo. Fa menzione di questa sede episcopale il B. Gregorio Papa, lib. 2, nell’epistola a Paolino. Vescovo di Tauriano, al quale affida la chiesa di Lipari; e Paolo Diacono ricorda lo stesso Paolino, Vescovo della città di Tauriana, della Provincia dei Bretti; morto questo Vescovo, lo stesso Gregorio raccomanda la Chiesa di Tauriano a Giovanni, Vescovo di Squillace. E nei decreti di Papa Gregorio III, che fu in carica nell’anno dal parto della Vergine 735, è fatta menzione di Opportuno, Vescovo di Tauriano, sebbene erroneamente si legga di Metauria. Di questa città fu il beato (3) Fantino, abate, monaco [284] di S. Basilio, veramente decoro. Costui dapprima fu palafreniere di un concittadino; un suo concittadino scrisse in greco la sua vita e dice che nella chiesa di S. Fantino, la quale sorge non lontano dalla cittadella di Parma, sono sepolti i beati Giovanni e Gregorio, Vescovi di Tauriano. Fiorì il beato Fantino nel secolo del beato Nilo, del quale parleremo a suo luogo. Il beato Fantino godeva ciel suo amore scambievole con grande dolcezza e diletto. Il beato Bartolomeo nella vita del beato Nilo lo chiama celebre; era a capo del monastero del beato Mercurio. Di lui Bartolomeo stesso così scrive: «L’estasi, più veracemente fu uno scambio della destra dell’Eccelso, fu concessa al beato Fantino, il quale veramente fu profeta, e come udimmo che Geremia, col capo e il mento rasato, si aggirava in Gerusalemme travagliata dai lutti, e mostrava di se stesso la considerazione di uno stolto delirante, allo stesso modo era possibile vedere questo celebre uomo e veramente profeta e beato essere stato provato, infatti, sia vaticinando la sensibile distruzione della Calabria, e la miserevole invasione degli Agareni, o l’eversione totale della virtù, e il piegarsi dei monaci ai vizi e alla volgarità, cosa che più è da credere. In verità egli stesso deplorando le sventure si muoveva tra le chiese, i monasteri, e i libri, dicendo invero che quelle erano piene di asini e muli; questi sono bruciati col fuoco, dice, e scompaiono; questi, invero, poiché sono pieni di ragnatele e si perdettero, sono stati spezzati, ne quindi abbiamo libri da leggere. Quando vedeva un cenobita del suo monastero, io piangeva come morto, dicendo: “Io, o figlio, ti ò ucciso”. Faceva e diceva cose di tal genere; nè voleva stare sotto un tetto, ma sotto il cielo aperto, né voleva gustare cibo, ma, errando per luoghi deserti, viveva di erbaggi selvatici. Questi fatti indussero nella massima tristezza il beato Nilo (infatti allora dimorava in quella grotta presso il monastero del beato Mercurio la quale aveva un altare dedicato al beato Michele Arcangelo) e giorno e notte lo stesso beato Nilo piangeva la privazione di un buon compagno, amico e cooperatore. Spesso lo seguì per convincerlo a far ritorno al monastero e lì trovare riposo. In verità quello non volle obbedire alle sue esortazioni, dicendo: « Coloro che abitano nel monastero non sono miei cenobiti: se infatti lo fossero, piangerebbero con me. Invece gridano contro di me furente e dissennato. Sappi dunque, diletto padre, che migrerò verso la regione piu in alto, e ivi sarò istruito, e non ritornerò piu nel mio monastero». E così fece il beato, come disse, prendendo il luogo che a lui Dio assegnò prima di tutti i [285] secoli. La sua festa si celebra (4) il 24 luglio. Francesco Maurolico, Siculo, lo rivendica a Siracusa e, per sicula vanità, celia che i suoi genitori, Fanto e Diodata, furono martiri. Nello stesso monastero c’era il beato Luca, fratello del beato Fantino, a lui simile per prudenza e vita, e idoneo al governo e mediocremente istruito nelle sacre lettere. Il beato Nilo, insieme a tutti gli altri monaci di quel monastero, lo sostituì, contro la sua volontà, al beato Fantino nel governo del monastero. C’era anche, nello stesso monastero, il beato Zaccaria, uomo di grande virtù e santità, che il beato Bartolomeo chiamava Angelico, della benevolenza del quale anche il beato Nilo godeva. Non lontano da questo monastero c’era anche un altro monastero (era appunto allora la Calabria altro Egitto, madre patria di monaci), il cui nome il beato Bartolomeo à taciuto. Ritengo che esso fosse quello che sorge a Melicloclia, di cui diremo presto, nel quale monastero viveva il beato Giovanni, abate al tempo del beato Nilo, uomo e molto erudito nelle sacre lettere e pieno di santità, che il beato Bartolomeo chiama Grande. Egli attendeva alla lettura assiduamente, soprattutto di S. Gregorio Nazianzeno, e la illustrava agli altri. Il beato Nilo lo venerava come Giovanni Battista, così che spesso baciava con grande devozione anche le orme dei suoi piedi, e lo consultava sui dubbi della sacra scrittura, che egli chiariva molto sapientemente e dottamente, Tauriano fu distrutta da Agareni, Mauri, Cartaginesi, collegatisi in empia alleanza e allestito un grande esercito, aiutandoli i Siculi, al tempo del beato Nilo, durante il quale furono distrutte anche altre città di Calabria, Lucania e Puglia. Per questa devastazione, poichè alcune città rimasero vuote di cittadini, le sedi episcopali furono trasferite in altre sedi, o aggiunte ad altre. Su Geolia c’è il castello di (5) Drosio, che significa rugiada. E sopra sorge la nota cittadella di (6) Terranova, in luogo alto, circondata d’ogni parte da rupi, alle falde dell’Appennino, che è lambita dal fiume Marno, ricco di trote e nel quale sono le lontre. Dista dal mare diecimila passi; è cittadella antica, ma dopo la devastazione della Calabria, da seicento anni a questa parte, ricevuti nuovi coloni, è stata così chiamata. Vi si celebra un famoso mercato ogni anno e si produce ingente quantità di ottima stoffa di seta. Nella chiesa di S. Caterina si conservano due spine della Corona del Signore, un pezzetto del legno della croce e della colonna alla quale Cristo fu flagellato, come pure pezzetti del velo della beata Maria Vergine, reliquie dell’Apostolo Matteo, di Biagio, Cristoforo e altri santi. Questa cittadella trovandosi su un’altura, [286] gode di una grande pianura, che è fertile di grano e altre biade, e atta ai pascoli. Si producono vini molto rinomati e panni di cotone lodatissimi di due tipi, che gli indigeni chiamano maschili e femminili, nasce la canapa, si fanno belle uccellagioni di fagiani, starne, pernici e altri uccelli; sui monti si cacciano animali selvatici. In questo territorio si trovano i villaggi di (7) Rigicono, Leono, (8) Martino, con ortaggi rinomati, e dove scaturiscono acque calde e sulfuree, Martino di nuovo, Crestoo, che significa buono e utile, Vatono, da vateo, abbondo, (9) Radicina, pari a piccola città, con stoffe di cotone ottime. Di questo villaggio fu Giovanni Giacomo Bombini, erudito nelle lettere latine. Iotrinono, quasi medicinale, con ottime stoffe di cotone. Di questo villaggio fu Antonio Floceano, Giureconsulto esimio nella nostra età, il quale godette di grande stima in Napoli. Baracado, che significa breve, con un mercato annuo. Cortilado, Galatono, da un fatto; galatono signiflca infatti fanciullo lattante. Scrofonio, Molochio, che significa molle, e Molochio di nuovo, con un emporio. Di poi c’è Castellaco, un minuscoío castello.


NOTE DI TOMMASO ACETI

(1) Tauriano. Città antíchissima, deila quale Plinio, lib. 3 cap. 5. Porto d’Ercole, fiume Metauro, cittadella di Tauriano, Porto di Oreste e Medma. Si ignora tuttavia la sua origine, ed è incerto se derivi il nome da un certo Tauro, duce, o dal Tauro, monte dell’Asia, o invero dal fiume Metauro.
(2) Nel secondo Sinodo di Nicea, sotto Adriano I tenuto contro gli iconoclasti, act. VII, si legge di lui: Sedendo costoro innanzi al sacro pulpito del tempio della Santissima e alma Chiesa, che è detta Sofia, essendo presenti e ascoltando il gloriosissimo e magnificentissimo duca Petrona, chiarissimo Console, e Pietro, Patrizio, e il seguito imperiale, inoltre i Religiosissimi Archimandriti, presidenti e Monaci, in quell’ordine che è stato annotato nella precedente formula di diritto innanzi i santi e inviolati Vangeli di Dio, Teodoro, Santissimo Vescovo di Tauriano, dell’isola di Sicilia, prende nelle mani e legge la definizione edita. Dove bisogna notare che la Calabria è chiamata anche con il nome di Sicilia, come abbiamo annotato in Anastas. Biblioth. sotto Agatone, del quale si riparlerà più avanti.
Fu anche di questo luogo Marciano, Presbitero, da S. Gregorio creato Vescovo di Gerace, al quale affidò anche la causa del Clero Reggino contro il Vescovo Bonifacio. Epist. lib. 6 e Ughell.
(3) Il Beato Fantino. Tre furono i Santi uomini di questo nome: Fantino di Calabria, che alcuni fanno Cosentino, come è possibile vedere nel monastero di Grottaferrata nell’agro Tusculano, figlio di Giorgio e Briennia, del quale si parla nel menologio greco tradotto in latino dal Cardinale Sirleto. Fantino dl Tauriano, figlio di Giovanni e Tedibia del quale il Barrio qui parla; Fantino, ugualmente di [287] Tauriano, figlio di Fanto e Teodata, Martiri, che alcuni insulsamente rivendicano a Siracusa, dove dimorò per qualche tempo; ma anche dal Mandresio, scrittore siculo, che cita il codice di Pietro, Vescovo di Tauriano, risulta che fu di Tauriano. Egli, dopo il ritorno da Siracusa, convertì a Cristo Tauriano, sua città, e ivi, famoso per Santità e miracoli, volò al cielo il 24 luglio.
Furono anche di questo luogo i Santi Martiri Nivito, Canziano, Candido, Crisogono, Atteone, Quinziano, Proto, Teodoto, e Canzionilla, come si ricava da un antichissimo codice MS esistente nel Monastero Basiliano di S. Elia, e dal MS Gualt.
(4) Il 24 luglio. Nel Martirologio Basiliano è annotato il 23 luglio.

(8) Martino. Comunemente S. Martino della Piana. Villaggio antichissimo. Oui era la Valle dei Salini, comunemente Piana di S. Martino, dove Carlo, Principe di Salerno, schierò l’esercito. Qui pure ci fu una adunanza sul regno tra il Pontefice Onorio IV e Carlo I d’Angio il 30 marzo 1283. Capit. regn. fol. 332.
Di qui furono Francesco e Angelo, dell’istituto dei Cappuccini, famosi per castità di vita e miracoli. Ouello famofi nel 1574, questi a Mileto nel 1572. Chron. p. 2 t. 1. Nella Diocesi di Mileto.

Capitolo XVIII

OPPIDO, SEMINARA, PALMI, BAGNARA
ED ALTRE CITTADELLE E VILLAGGI.
SCILLA E CARIDDI.

Sopra v’è la città di (1) OPPIDO, sede episcopale, alle falde dell’Appennino, posta in luogo alto e salubre, conferendo potere agli abitanti, tra i due fiumi, il Trecorio e il Mada, fecondo di trote e anguille; è cinta da ogni parte da valli. Vi si celebrano ogni anno famosi giorni di mercato. Il territorio fornisce tutte le cose necessarie agli abitanti; infatti è ferace di grano ed altri cereali, atto al pascolo delle greggi e irriguo; d’estate vi pascolano belle mandrie di cavalli. Si producono oli, vini, e stoffe di cotone ottime In questo territorio ci sono i villaggi di (2) Varapodo, pari a cittadella, con un emporio,.quasi piede pesante e stabile, Crotono, che significa lode, Tresilio, Misidano, e Sargonado. Qui le olive, grosse come mandorle e carnose, condite in botti, sono ottime a mangiarsi. Non lontano sorge il castello di (3) Cristina, posto in luogo basso, alle radici dell’Appennino, presso il quale scorre il fiume dello stesso nome.
Nel territorio ci sono boschi ghiandiferi comodi per nutrire i porci, come pure selve buone per legname da costruzione, suppellettili, navi. Si fanno cacce, quali a Calatro, si produce un olio rinomato; le olive, della grandezza di mandorle e carnose, condite in botticelle, sono ottime a mangiarsi. Vi sono, nel territorio, i villaggi di (4) Pedaulo, quasi piede grasso, o entrata di fanciulli, con ottime stoffe di cotone che minimamente invidiano le alessandrine; Sido, con un mercato annuo, che significa scheggia di legno e assicella, ugualmente con ottime stoffe di cotone quali si producono a Pedaulo; (5) Georgia, che significa coltivazione dei campi; Cocipedono, che significa pianto di bambini, Lobrico, e Sitizano, detto da sitizo, nutro, dove nasce il marmo. Questi villaggi [290] sono greci e celebrano messa in lingua e rito greco, ma nei discorsi quotidiani si servono della lingua latina e greca. Quindi, per colui che si dirige a mezzogiorno si offre la cittadella di (6) Sinopoli, in località posta alle falde dell’Appennino, ma sospesa, che il fiume Vado, abbondante di trote e anguille, lambisce. (7) Di questa cittadella fu il beato Paolo, Minorita, il cui corpo riposa a Nicotera. In questo territorio ci sono castagneti e i villaggi di Eufemia, (8) Precopo, Sinopoli, villaggio greco con un mercato annuale, (9) Acquario, dove si produce vino rinomato e abbondanza di ottimo olio; qui anche le olive, grosse come mandorle e carnose, preparate in botti, sono ottime a mangiarsi. Non lontano da Sinopoli c’è il debole castello di Cosileto. Quindi la cittadella di (10) Meliclochia, ove si produce ingente quantità di ottimo olio e olive qua!i a Sinopoli. Vi si tiene un mercato ogni anno. C’e anche la chiesa del beato Elia, Abate monaco di S. Basilio, il cui corpo si ritiene sia a Calatro. Di poi si presenta la città di (11) SEMINARA, resti di Tauriano, lontana dal mare tremila passi, su un declivio, volta ad oriente. Infatti, dopo la distruzione di Tauriano, il popolo scampato a quella strage si trasferi qui con il suo Pontefice, e la sede episcopale vi rimase per parecchi anni. Ma Ruggiero il Guiscardo unì questa sede e queila di Hipponium a Mileto, forse perchè al!ora gli abitanti di Hipponium e Tauriano erano pochi. Ma ora Hipponium e Seminara sono abbastanza popolose. Perciò ad ambedue dovrebbe essere restituita la sede episcopale, rimanendo a Mileto la sua. Infatti ora la diocesi di Mileto è estesa, tanto che può essere agevolmente divisa in tre diocesi. Vi si produce abbondanza di seta e di olio molto lodato, le olive sono grosse e carnose, quali a Meliclochia. Si producono panni rinomati, vino non volgare, si ricava il gesso speculare, si fanno uccellagioni di fagiani, starne, e altri alati di una certa grossezza. Non lontano sorge la fabbrica del beato Filarete, cenobio dei monaci di S. Basilio, dove si conservano un braccio dello stesso Filarete ed il capo del beato Elia, suo maestro. Questo beato Filarete fu monaco di S. Basilio, abitante di questa regione; il suo maestro fu, come ò detto, il beato Elia. La solennità del beato Filarete si celebra il 6 aprile. Ai piedi della cittadella scorre il fiume Metauro. In questo territorio c’è il villaggio di (a) Anna, Decalstidium nell’itinerario di Antonino Pio, con abbondanza di ottimo olio e olive grosse e carnose come a Seminara. Nell’agro fino al Cenide nasce in abbondanza il croco selvatico. Quindi v’è la cittadella di (12) Palmi, sul mare, con un olio conosciuto; dista da Geolia seimila passi. [291]
Non lontano sorge il santuario del beato Fantino, un tempo dedicato al beato Mercurio, monastero dei monaci di S. Basilio, presso il quale si recò il beato S. Nilo per prendere l’abito monacale, dove allora vivevano molti santi nuomini, e, tra gli altri, il beato Fantino, il beato Zaccaria, il beato Luca, e il beato Filarete. Sopra la città si leva un monte altissimo, a picco sul mare; quì c’è la grotta nella quale il beato Elia, Abate, intanto soleva trascorrere vita solitaria, che talvolta anche il beato Nilo abitava. A Palmi ci sono reti per tonni; infatti questo mare e pescoso; vi si catturano tonni, pesci spada, murene, orate, grongi e altri pesci di ottima qualità. Si raccoglie il corallo. Dopo Palmi si offre la città di (13) Bagnara con un porto; è bagnata dal mare; è posta in luogo alto tra i due fiumi Caziano e Stalassa; dista da Palmi settemila passi.
[…] Nell’agro di Scilla si produce un ottimo vino, detto (e) Melvasio, quale si produce a Creta. In questo mare, come ò detto, si fa una gran pesca di pesci spada. Della loro cattura Strabone nel libro primo cosi scrive: « La pesca del pesce spada, che si pratica nel tratto di mare di Scilla: mentre le barche, fornite di due remi, si tengono sul posto, un osservatore comune sta in alto; ogni barca ne à due, l’uno naviga, l’altro siede a poppa tenendo l’asta dal corpo senza la punta, perchè invero il giavellotto è forgente del pesce spada, si dice che sporga dalla superficie dei mare la terza parte della bestia, la barca si porta più vicino, quindi è ferito con giavellotto scagliato con mano. Allora, strappata l’asta dal corpo senza la punta perché invero il giavellotto è fornito di amo che possa estrarsi facilmente, e una funicella è acconciamente legata ad esso, piegano il peso attaccato dell’animaie, finchè travagliato e fuggendo è stancato. Allora lo trainano verso terra o lo caricano sulla barca. Se il giavellotto è caduto in mare, non va perduto. Infatti è ricavato da quercia o abete, così che, inabissatosi per il peso della quercia, di poi riportato in alto, facilmente può essere recuperato. Ma capita talvolta che il rematore sulla barca sia ferito dalla grande spada dei pesci. E poichè l’impeto dell’animale, simile a cinghiale, si scatena, la stessa caccia diviene molto aspra. Infatti quando i tonni, spinti lungo l’Italia, scivolano in massa e sono impediti dal raggiungere la Sicilia, si imbattono in animali più grossi, come ad esempio, delfini, pescicani ed altri simili a balene, si ingrassano i pescicani e i pesci spada, forniti di elmi, che dicono chiamarsi spada. […]

NOTE DI TOMMASO ACETI

(10) Meliclochia. Comunemente Melicoccà. Di questo luogo fu S. Luca, dell’istituto basiliano, Vescovo isolano, famoso per santita e miracoli, come si ricava da un antichissimo codice M.S in greco. che è conservato a Messina nel Monastero di S. Salvatore. È lecito congetturare che il Santo Vescovo fu molto gradito al conte Ruggiero il quale accrebbe molto il Vescovado isolano. Cfr. Ughell. Bernardo Spin., Giureconsulto e Pretore della città di Janna MS Gualt. Michelangelo Falvetta, Presbitero espertissimo della musica, prefetto dei musici nella Chiesa Cattedrale di Messina circa l’anno 1695. MS Mart. Pietro Gammacurta, dei Principi di Arturio,. della Congregazione del B Pietro di Pisa, discepolo di Campanella, famoso per l’arte della memoria e la dottrina. Alcuni tuttavia lo dicono di Ardurio. Morì in Roma, nel convento di S. Onofrio, nel 1689, settuagenario. Topp. Questa cittadella è sotto la signoria dei cavalieri di Gerusalemme.
(11) Seminara, Seminaria. Città famosa, quasi semenzaio, non tanto di beni, per il vantaggio della vita, quanto di illustri uomini per la gloria. Infatti poiché la maggior parte di Tauriano, allora fiorentissima. e distrutta dai Saraceni. era confluita qui, portò non tanto ricchezze quanto virtù. Avvenne nello anno 986, come si rileva da Protospata, nel quale anno quasi tutta la Calabria fu devastata
Furono di queslo luogo Filippo Spinelli, dei Conti di Seminara. Arcivescovo di Colosso, poi Vescovo di Policastro e Chierico della Camera Apostolica quindi Nunzio Apostolico presso l’imperatore Rodolfo, e Vicelegato di Romagna; infine, dopo tanti lavori portati a termine, da Clemente VIII creato S.R.E. Cardinale tit. di S. Bartolomeo presso l’isola tiberina 1’8 settembre 1603 e nel 1605 Vescovo di Aversa. Mori il 1616, piu che cinquantenario. Ciacon. e Oldoin. to. 4,. sebbene Gualtieri nel suo MS lo dica di Cristina. Giacobello, Minorita, Vescovo di Bova, anno 1441. Mori a Roma il 1443. Ughell. Barlaam, da monaco basiliano Vescovo di Gerace, anno 1342, del quale Barrio in suppl. sotto lib. III Cap. V. Costui, carissimo all’imperatore di Costantinopoli Andronico Paleoloso giovane, più di una volta sconfisse tutti gli scismatici greci, che lo avevano in odio, soprattutto nel 1341, nel Sinodo di Costantinopoli, alla presenza dell’imperatore e del Patriarca Giovanni. A nessuno secondo per erudizione sacra [296] e profana, insegnò a Leonzio di Tessalonica, Boccaccio, Paolo Perugino, Petrarca ed altri. Scrisse cinque Epistole contro i Greci, sul Primato del Papa, l’Etica degli Stoici e altre opere, testimonianze famosissime del suo acutissimo ingegno presso gli storici. Esistono anche vari MS a Vienna nella Biblioteca Imperiale. Cfr Niceforo Gregor. lib. 2 Ughell. nella stessa Diocesi n. 12, Filipp. Cipr., Bocc. in genealog. lib. 15, Filipp. Bergom. Vobb., Leon Allat., Topp. Vi fu anche un altro Barlaam, Vescovo di Gerace, nato a Costantinopoli, che alcuni dicono Calabro, e di due fanno uno.
Angelo Gerace, Minorita, uomo di santa vita, guardiano emerito del Cenobio di Betlemme, anno 1610, Vicario di Terrasanta, anno 1614, inviato in Egitto dal Sommo Pontefice Paolo V e Guardiano del S. Sepolcro; morì ucciso dai barbari. MS Gualt., dove loda la storia Seraf. Gonzag. Domenico Anania, della famiglia Domenicana, uomo di santa vita; morì a Soriano nel terremoto del 1659, con altri, dei quali altrove MS Mart. Domenico Cianciarusio, ugualmente della famiglia Domenicana; pubblicò l’opuscolo L’Umiltà non finta, Messina, ristampato nel 1690. MS Mart. Vincenzo Martelluccio, della stessa famiglia, uomo di santa vita. Amat. Francesco Silvestri, comandante militare nella guerra di Messina, anno 1674, come dal più volte lodato MS di Domenico Martire, autore contemporaneo. Francesco Sopravia, filosofo e medico espertissimo; scrisse de Natura rerum contro i Peripatetici. Maraf lib. I, cap. 30. Francesco Martelli, Conte Palatino. MS Mart. Francesco Tornese, musico e poeta celebre, Segretario della Città di Messina MS Mart Pietro, dell’istituto dei Cappuccini, Sacerdote, famoso per santità e miracoli. Morì il 1576, ottuagenario, nel giorno preannunciato della morte Gualt., Giovanni, dello stesso istituto. Laico, notevole per santità di vita e penitenza. Morì più che centenario in grande fama di santità; il corpo, cosparso di mirabile profumo e sudore, giacque insepolto per tre giorni, perchè fosse mostrato abbastanza a coloro che affluivano. Chron. anno 1593.
Giulio d’Alessandro, Comandante militare MS Mart. Giuseppe, della famiglia Francescana riformata, integerrimi di vita. Chron. Giacobello Franco, Conte Palatino, come da un’iscrizione esistente nella Chiesa dei P P. Conventuali. Scipione Chirico, Comandante militare. MS Mart. Tommaso Speranza, familiare dell’imperatore Carlo V, come da diploma del 1549. MS Gualt. Giovanni Battista Modio, medico celebre, uno dei primi figli di S. Filippo Neri, del quale oltre; sebbene alcuni lo dicano di Severina, tuttavia nessuno mette in dubbio che sia Calabro. Cfr. oltre, lib. IV, n. 1. Nella Diocesi di Mileto.
(12) PALMI. Parma. Ora comunemente Palme. Villaggio una volta abitato agli inizi dagli scampati di Tauriano; ora cittadella nota abbastanza popolata Di questo luogo fu Antonio, Minorita, celebre predicatore; vi costruì anche un cenobio Gonzag. hist. Seraph, e MS Gualt. Nella Diocesi di Mileto.
(13) Bagnara. Balnearia. Non una volta chiamata città Comunemente Bagnara, nome derivato dai bagni. O città, o cittadella, fu costruita dai Normanni sotto il conte Ruggiero, e dagli stessi si cominciò ad abitare nel 1085. Vi edificarono dapprima la Chiesa con il Monastero detto di S Maria e dei S.S. Dodici Apostoli, che passò poi ai Canonici Regolari di S. Agostino, poi all’Ordine Florense, quindi, cioè nel 1470, ai Canonici Lateranensi, e, sotto Sisto IV, nel 1471, al Capitolo Lateranense, che vendette la città, o cittadella, a Giacomo Ruffo nel 1579, come da documento e atti Capitolari. Questa città, o cittadella, gode di molti privilegi, come dai Diplomi di Carlo III, del 1381 Giovanna II, 1432, Alfonso, [297] 1443, e del Re Ferdinando d’Aragona, 1503, conservati nello stesso Archivio. La giurisdizione spirituale spetta al Priore del Convento di S. Domenico, che ivi presiede, come da Indulto di Sisto V del 7 maggio 1588. […]

OSSERVAZIONI DI SERTORIO QUATTROMANI

(a) Anna. Ora S. Anna. Decastalium per Antonino. Cosi tut~i

Gabriele BARRIO, Antichità e luoghi della Calabria. Prolegomenie, Aggiunte e note di Tommaso Aceti. (Roma 1737), trad. it. di Erasmo A. Mancuso, Cosenza, Brenner, 1979, 1985.

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Francesco Russo: «Filarete di Calabria», voce in Enc. Cattolica

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