MARCONE Nicola, Un viaggio in Calabria. Impressioni e ricordi,
Roma, Tipografia Sociale, 1885:
a. 1885:
p. 82:
«Credesi che Palmi sorgesse sulle rovine di Tauriana: – Cassiodoro, in una delle sue lettere, ne loda il vino; e nello stesso atto di concessione, fatto da Ruggero I a’ Monaci di Bagnara, si parla d’un certo feudo di San Giorgio in Palmi. Probabilmente l’uno e l’altro alludono a qualche contrada di tal nome, essendo ormai accertato che a que’ tempi la città, non solo non esistesse, ma che la denominazione attuale è assai recente. Secondo Giustiniani ed altri molti, essa fu edificata al decimoquinto secolo, da Carlo Spinelli, e fu detta per qualche tempo Carlopoli. Forse, più tardi, e per la grandezza di città che ben presto raggiunse, e per sottrarsi alle pretensioni di Seminara, che avrebbela voluta a sé soggetta, prese il nome di Palme da una pianta di siffatta specie che dicesi ornasse pomposamente la piazza, ed oggi stesso figura sullo stemma della città; e di palma ha struttura la ricca fontana che, dal centro della vasta piazza, somministra le acque a’ bisogni della popolazione intera».
p. 111-112:
«L'odierna Seminara, quella da cui s'intitola la Piana, è il contrapposto dell'antica cittò, di cui vedonsi tuttavia i ruderi, che ricordano grandi memorie, tra le quali il famoso monastero Basiliano, dove nel '900, o poco più, pronunciò i voti San Nilo, che ebbe tanta influenza in quel secolo, ed innanzi a cui si prostrarono principi e sovrani.
Contemplando quegli ammassi di case diroccate, vi si stringe il cuore di pietà e terrore: forse, miste alle macerie ci saranno le ossa umane, e i frantumati teschi, forse tuttora le pietre sono intrise di sangue, e chi sa per quanto tempo vi echeggiarono le grida disperate delle vittime infelici!
Le case attuali a Seminara portano quasi tutte l'impronta della fretta con cui furono riedificate, perché basse, e molte a forma di capanna. Nondimeno ciascuna strada ha la sua denominazione, ed in una di esse, con sorpresa, lessi – Corso Barlaam: Che c'entra Barlaam a Seminara? – dissi tra me. Un signore del paese poi mi spiegò l'origine di siffatto titolo, o battesimo stradale.
Il monaco Basiliano, Barlaam, che, nientemeno, insegnò il greco a Petrarca, e fu uno delle più grandi figure del suo secolo, per vastità e profondità d'ingegno, nacque a Seminara. Di spirito ardito, irrequieto e volubile, scrisse a volta a volta contro l'Ortodossia della Chiesa orientale in favore della latina, e contro questa in favore di quella. Matematico i8nsigne, abile politico, onorato e fatto bibliotecario da Roberto d'Angiò, in ricompensa degli ultimi attacchi diretti contro la Chiesa di Costantinopoli, Clemente VI lo creò Vescovo di Gerace.
Un altro monaco Basiliano, Leonzio Pilato, che per originalità si appellava – il tessalo – nacque a Seminara. Fu il più dotto dei suoi tempi, ma brutto, deforme, piccolo, irsuto, gobbo, lacero e sporco di vestimenta. Il Petrarca lo fece conoscere al Boccaccio, che apprese da lui il greco, e lo persuase a seguirlo in Toscana per dettarvi Omero, e farne la traduzione. Il povero monaco morì ucciso dal fulmine, ma può dirsi che per lui e il Barlaam, l'Italia fu la prima ad innalzarsi agli studj del greco, che poi si sparsero nell'occidente di Europa, svegliando quella nobile gara, per la quale gli stessi romani antichi si spinsero alla ricerca di tesori letterari d'un popolo celebre per sapere, sensibilità e genio».
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