30.12.18

Platea Aquino. § 10. Don Girolamo Lamari.

B. / Catasto.  /  Platea Sommario §§.
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§10. Don Girolamo Lamari. - Il Sacerdote Don Girolamo Lamari della Terra di Lauriana ancora, è dell’uno, che paga il cenzo perpetuo alla casa annui D. 4, e carlini 2, tiene nel detto fondo di S. Vito da sei o sette migliara di vigna, li pervennero da suo zio nomato D. Pietro Antonio Lamari[1] ch’era abbate di S. Anna; questo Sig. Abbate del Casale del detto S. Anna, diede somma da danaro, ad Antonino Federico di questa Città, e l’avea obbligati d. danari, sopra la casa  del detto Federico, e sopra le vigne che tenea il detto Federico, nel fondo di S. Vito – passò all’altra vita il cennato Abbate del Casale di S. Anna, e fece eredi alle nipoti, che li tenea a Lauriana: s’intanto il cennato di Federico non ha corrisposto il cenzo del denaro avuto del detto Abate, ma ha venuto in una grande fallenza, che fu costretto il miserabile Federico d’andare in Napoli affare il Cedobonii, vedendo il detto Don Girolamo una tale fallenza, e perché aveva l’ipotega sopra le dette vigne e Casa come dissi, ci riscesse l’istrumento ed à fatto una lite strepitosa, ed a malgrado delle caville, alla fine superò e si mise in possesso delle dette vigne col Decreto della Corte, detto Don Girolamo; detto Antonio Federico li aveva dotati alle figli non fando menzione del suo debito all’abbate di S. Anna, porzione la dotò a una figlia, che l’accasò con Gioanni Genua di questa Città, e ci diede il peso di pagare annui carlini  tredici, e l’altro pezzo di vigna la dotò all’altra figlia che l’accasò con Antonio Corso, con altrettanti carlini tredici di peso, tanto Genua quanto Corso pagavano alla Casa detto cenzo, ed io l’ho esatto molte volte, poi ci li prese come dissimo le vigne il mentovato Don Girolamo, e restò oggi il detto Don Girolamo dentro al fondo di S. Vito, e paga ogni anno di cenzo perpetuo enfiteutico D. 4,20 e così si ritrova detto di Lamari nel detto fondo come si dissi di sopra; ma il detto Antonio Federico si ritrovava nel detto fondo perché la comprò mittà d’Agostino Longo[2], che era principale obbligato al primo istrumento; e pagava detto Longo di cenzo perpetuo annui carlini venti uno, e altri tanti paga a detto d’Arena, conforme il tutto appare della compra fatta di Federico per li atti di Not. Antonio Vicari di questa Città fatta il 1745.


[1] Lo si trova nel Catasto  alle cc. 449r, 463v, 464r, come ecclesiastico secolare cittadino, ancora vivente. Tiberio parla della sua morte e dei suoi eredi. Siamo quindi a una narrazione successiva alla redazione del Catasto.
[2] Di un Agostino Longo vi è menzione più volte nel Catasto. Bracciale di 52 anni all'epoca del Catasto (14v), abita nel quartiere del Santissimo e possiede un fondo in contrada S. Vito. Trattasi di un moggio e mezzo, confinante con i beni di Antonio Arena e l'entrata pubblica, stimata la rendita in annui carlini quindici.


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