3.11.18

Miscellanea di fonti storiche: § 2. La Lapide del Beato Leone.

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Riporto qui, in estratto, da una voce dei Dizionari distribuiti nelle diverse edizioni dei miei “Materiali” il testo della lapide commemorativa, che si trovava decenni or sono alla chiesetta dei Cappuccini, nel punto più alto di Seminara, da dove si domina con lo sguardo tutta la Piana, fino a vedere il mare. Fu rotta a picconate da vandali, che – si dice – ritenevano di trovare gioielli preziosi dietro la lapide stessa, affissa a una parete. Ricomposta, si trova oggi nell’androne morto delle scale del Comune. 
Sono riuscito a copiare il testo che segue dalla lapide che giace per terra, sul pavimento: 

DOM
VENERABILIS PATER BENEDICTUS A SEMINARIA
EX ILLUSTRI SANGUINE DE LEONE GENITUS  DE-
LICIIS SAECULI SPRETIS SUISQUE BONIS PAUPE-
 | RIBUS EROGATIS SACRUM REGIUMQUE PIETA-
 TIS MONTEM IN EADEM URBE FUNDAVIT ET
 AD CAPPUCINO(S) EVOLANS EXIMIUS CONC…
 NATOR TERQUE PROVINCIALIS EXTITIT DEMUM
 MERITIS CLARUS PRAEDICTO SUAE MORTIS DIE
 IN HOC CAENOBIO REQUIVIT ANNO MDCXXVII
 DIE DECIMAQUARTA MENSIS MARTII AETATIS
 SUAE LXIII RELIGIONIS VERO XLII.

Post Scriptum: Il vandalismo non finì con l'episodio sopra narrato e raccolto nella piazza pubblica. Ho detto che l'iscrizione si trovava in un specie di androne, di un paio si metri quadrate, a sinistra della prima rampa di scale, per salire al piano alto dell'attuale Palazzo Comunale. Dopo la picconature che la ridusse a tanti pezzi, fu pietosamente ricomposta da un concittadino in modo che potesse leggersi. Così ricomposta, riceveva quasi con venerazione le mie visite quotidiane come in preghiera, durante le quali ne trascrissi il testo, e credo di averlo anche fotografato, ma senza aver archiviato le mie foto che devono trovarsi da qualche parte. Con mia sorpresa, collera, indignazione, furia... un bel giorno ritrovai di nuovo la ladipe scomposta e ammucchiata come un cumulo di sassi in un angolo dell'androne. Ancora oggi la mia soddisfazione fu che l'autore ignoto di questo scempio mentre contro di lui imprecavo il peggio del peggio che mi venisse in mente, era presente e se ne stette in silenzio... Era un funzionario del Comune in posizione apicale, che mi venne discretamente additato da altro impiegato comunale. L’eccelsa mente aveva bisogno di quello spazio per collocare in deposito temporaneo una scrivania da spostare poi altrove. Fu grazie alla trascrizione che ne avevo fatta, e che consegnai al Comune con atto di protocollo, che la lapide commemorativa del Beato Leone, al quale era addirittura intitolata una strada cittadina, si potè ricomporre nella stanza dell'allora Sindaco, dove poi rimase come un prezioso reperto del passato. Oggi si trova in più adeguata e degna collocazione nel Museo del Santuario della Madonna dei Poveri. Mi sono ignoti gli atti amministrativi di consegna della Lapide dal Comune al Santuario e non ho seguito questi passaggi.

Riporto invece con l'occasione una fonte orale raccolta dalla viva voce di don Saverio Mezzatesta, scomparso da pochi anni e di cui proprio oggi con altro post inizio la pubblicazione online della sua Platea di famiglia. Don Saverio abitava pochi distante la vecchia chiesa dei Cappucini che conteneva la Lapide commemorativa del Beato Leone. Cito ora a memoria: la chiesetta fu costruita nel 1568 ed era un giuspatronato degli Spinelli principi di Cariati. Non ricordo se vi fosse stato sepolto qualcuno di loro, se ho letto ciò da qualche parte. Fatto sta, ed è ciò che qui preme raccontare, è che la chiesa era anche in funzione negli anni cinquanta, dove la mia memoria giunge appena. Mi dicono che vi si celebrava regolarmente la messa. La chiesa negli anni settanta subì un incendio doloso, di cui fu fatta denuncia contro ignoti dall'allora arcidiacono Vincenzo Tigani, anno 1975, di cui copia si conserva nell'Archivio Parrocchiale. L'abbandono e il degrado rimase e - mi raccontava don Saverio - che dalle fosse erano venuti fuori resti di ossa umane che finirono in bocca ai cani... In ultimo la chiesa è stata nel suo corpo centrale demolita e squarciata per farvi passare una strada... Fin qui sono voci raccolte, che privilegiando io sempre le fonti scritte e documentali, valgono quel che valgono. Fatto sta che questa minuscola chiesetta, aveva superato non so se indenne o meno, i terremoti di fine Seicento, del 1783, del 1908, ma non potà salvarsi dala malvagità e ignoranza degli uomini. Tutti sanno che dopo la distruzione del 1783 la città di Seminara fu ricostruita nel luogo attuale, ponendo un delicato problema di identità comunitaria. È una città nuova e diversa quella odierna da quella ante 1783, come lo fu certamente rispetto alla distruzione di Taureana nel 951, ad opera di un'incursione saracena? Ebbene, la chiesetta dei Cappuccini - a mio avviso - dava quella continuità fra il passato e il presente che oggi con la sua distruzione si è fatalmente spezzata. In anni recenti il passato, supposto grande e glorioso, è diventato una moda nella speranza che possa essere attrattivo di flussi turistici e introiti in danaro con consumazioni nei bar e acquisti nelle poche botteghe artigiane rimaste.

Le Amministrazioni si sono succedute l'una all'altra, ma nessuna ha dato a questa chiesetta il valore storico certo che essa conservava. E credo che adesso il recupero sia impossibile, anche se padre Marcello coltivava l'ambizione di poterla restaurare e riedificare. Spiace raccontare queste cose e non lo faccio per denigrare il mio paese natale che tanto amo, ma la verità è verità e bisogna sempre accettarla e guardarla in faccia: ciò che sapeva fare don Saverio Mezzatesta ultimo discendente della più antica famiglia di Seminara, di cui si ha certezza documentale ma che soprattutto ha vissuto in Seminara ininterrottamente nel corso dei secoli. La speranza è che la conoscenza della verità e della manchevolezza e ignoranza degli uomini suscita una sana e giusta reazione in positivo. È proprio delle natura umana: l'uomo pecca, compie crimini ma poi si ravvede, si pente e si redime. È il modo in cui progredisce il progresso morale. Seminara ha avuto molte chiese e conventi, maschili e femminili, ma che io sappia non ha fino ad oggi prodotto Santi, a parte il Beato Leone, il cui unico miracolo fu l'aver fondato il Sacro Monte che doveva alleviare la sofferenza dei suoi concittadini, ponendoli al riparo dall'usura ebraica e non, a quei tempi frequente. Il Miracolo non sopravvisse di molto dopo la sua morte, e non giunse fino a noi come moderno Istituto bancario che avrebbe potuto finanziare lo sviluppo cittadino.

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