8.10.18

Platea Aquino. § 2: Intenzioni morali di Tiberio: messaggio ai suoi posteri. -

B. / Catasto.  /  Platea Sommario §§.
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2. Intenzioni morali di Tiberio: messaggio ai suoi posteri. - Non vorrebbe che leggendo il presente libro qualcheduno delle mie postari si glorierà supponendosi che li medesimi fossero venuti dall’ali di Giove; ricordarsi debbano, che d’Adamo tutti siamo pervenuti; in questo Mondo non vi è contrasto per le Sauj che la Nobiltà più perfetta: siano le operazioni, e le inurbanità senza dubio, oscurarebbe ed inturbalarebbe il più lucido sangue che fosse nel mondo: che giovò ad Assalonne d’esser figlio dello invitto Davidde, mentre ricordar si dovea, che il suo Genitore conservava con attenzione le Greggi per procacciarsi il pane; ma il disgraziato vedutosi nell’augi, e nel colmo della grandezza, arrivò ad insuperbirsi a tal segno, che animando le regie Scuadre del suo Genitore pretendea di dominare soprattutto il regno d’Isddraelle, ed consulasse ed levare il Padre dell’arterego, che il proprio Dio ci lavea conceduto; terminò la sua vita disgraziatamente, così sa pagare quel Dio che il tutto regge, sicché essendo giusto rimuneratore, non lascia cosa bona che non la premiera, e mala chi non la castigherà: il Signore sempre si è dimostrato geloso del pescato anzi disse che lo punirebbe sin alla 3ª e 4ª generazione e mai li riguarda con occhio pietoso in questo Mondo, e nell’altro colle eterne pene dell’inferno, e per queste ne vengono lo esterminio delle case, fallenza, ingnoranza: povertà, ed il più perdita d’onore, tutti effetti del smaledetto peccato, con raggione dunque il Real Profeta disse; et peccatus meus contra me est sempre, perché d’ognora escama vendetta sopra li miseri peccatori: ora amatissimi miei figli, già io vi sto la terza volta copiando il libro della Casa nostra, io non so se è, apografo o pure legitimo, tutte queste cose che si scrivono, posso certificare, ed accertare che li ho ricavato d’un libro vecchio della nostra Casa che per la sua antichità si rese tutto fracassato, anzi svenuto l’inchiostro, che alcune parole, non si potevano sillabare, e molte carte da me non furono trasportate in questo libro per causa ch’erano tutte camolate, e resasi l’inchiostro bianco, che non si vedeva impremuta nessuna parola, specialmente alla genologia una carta era levata, alle istrumenti antiche mancavano altre tre carte, e più d’otto e dieci non si hanno potuto copiare mediante del di loro tarlamento; che voi stessi potete osservare dal libro vecchio, e dopo direte se io scrivo il vero; vi prego però che conservassimo più il libro vecchio, che il presente, perché l’oro vecchio è di maggior carata, e vi potete pervalere della liga;
(mi spego) l’oro puro quando è netto, volendo fare qualche operazione, si ne potrà servire della liga, ma quando l’oro è pieno di liga, non può entrare altre sorta di droga per accrescere la massa, e sempre il suo trappeso è di basso prezzo, avendo nei il presente libro, voi non lo potete difendere e garentire con nessuna autentica perché ognuno dice questo è apografo, ed è scritto a capriccio, ma quando poi voi mostrate che è copiato dal libro vecchio e non è scritto a capriccio, con ragione potete dire che solo si é scritto per non perdersi la memoria, ed ecco che lo garantite con leggittime prove, e lo venite a garantire con una liga antica senza misculanza di nessuna droga perchè già provate e lo potete difendere col libro vecchio, ma se poi per mala sorte non lo conservate, ecco il presente libro si rende il presente libro pieno di liga, e di nessuno valore; tanto abasti sopra a questo; puoi devo dirci, prima di principiare che voi non vi gloriassivo, overo vi avantassivo che voi dipendete dei Principi di Nicastro, guardate il stato presente come vi troviate, mirate come è radicata l’ignoranza, che ognuno sta per conculcare senza voi saper difendervi, osservate come le beni di fortuna, come sono avanuti, vedete che positiva urgenza tiene la vostra Casa, che di continuo va mendicando il pane, mirate l’ultime parentele che a’ fatto la vostra Casa, e vedete con cui si appoggiò; dunque l’ignoranza già si possiede, che dalla Casa, si avanta più di 100 – la povertà più di 80 – le parentele più di 30 – che effetti sono questi? parlate fatemi capace voi che dite niente, ha! che sono effetti del peccato, non è la mala economia, che à veduto la casa in povertà, non è mancanza di maestri, e di lettori che non addottrinavano le figli della Casa, non furono di non aver specie, con persone di carata in Parentato, il peccato levò l’economia ed ha portato la miseria, il peccato non di ha fatto aprofittare alle lettere, ma ha radicato l’ignoranza, il peccato oscurò ed offuscò alla mente, di fare le parentele, grida di ogn’ora innante il tribunale divino, giustizia pregate il Signore che per sua infinita misericordia e pietà perdoni tutte le nostre misfatti e ci conservi col suo volere senza peccato, acciò lo servissimo, e ringraziassimo come nostro Creatore e benefattore e che degnar si volesse di perdonarci e di lasciare questi castighi per sua misericordia e pietà amen.(1)

NOTE:
(1) È lasciata volutamente la non-ortografia del testo a stampa da cui ho copiato. Non sono certo che la consultazione dell'originale, credo tuttora conservato in Messina presso discendenti della famiglia, migliorerebbe di molto la comprensione. Il senso generale pare tuttavia chiaro. Tiberio si è trovato un testo di famiglia assai deteriorato, con l'acido degli inchiostri degradati, come succede in molto carte antiche che non vengono restaurate. Ho potuto vedere la stessa cosa per i registri parrocchiali, poi finalmente restaurati in modo da arrestarne il degrado. Molte pagine sono illegibili o difficilmente leggibili: è un esercizio di abilità da parte dei lettori. La stessa cosa dovette succedere a Tiberio, ma non è dato sapere se oggi la Famiglia messinese possiede il solo testo rifatto da Tiberio o anche il precedente testo da lui ricopiato. Che vi sia un'intenzione genealogica, e non di mera registrazione degli Istrumenti notarili, pare di capirlo dalle parole di Tiberio, che però mette in guardia i suoi successori dalla vanagloria. Tecnicamente, mi informano esperti del settore, nessuna genealogia per quanto accurata e documentata può varcare l'anno 1000 d.C., e meno che mai arrivare all'epoca romana. Solo per qualche papa si può arrivare a origini romane, ma solo perché si sapeva che la loro famiglia era di origini romane. Pare quindi del tutto inverosimile ed ingenuo una genealogia dal 300 avanti cristo fino ai tempi nostri. All'epoca di Tiberio la discendenza nobiliare aveva risvolti giuridici, ma non è qui ben chiaro quali quali concreti vantaggio personali Tiberio potesse ricavare dal suo far parte del "ceto dei nobile” segnato nel catasto onciario, che - mi dicono - non fa titolo nella normativa che ancora oggi disciplina la materia, piuttosto complessa e che non è oggetto della nostra ricerca. Tiberio accenna anche a disgrazie e rovesci di fortuna della sua famiglia, nell'epoca a lui nota e nella quale vive. Piuttosto strano leggere nel Catasto che viveva "a casa di affitto”, mentre modesti bracciali vivono e abitano "in casa propria”. Il reddito netto di Tiberio è però cospicuo. Deve un vitalizio alla sorella e un altro al padre, ancora vivente al tempo del Catasto. Ma di ciò nel racconto si dirà più avanti. Non ha senso qui anticipare quello che segue e su cui ci soffermeremo al momento suo.


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