17.10.18

§ 1. Una lite del 1756: fra la città di Seminara e il suo Monte di Pietà. Introduzione.

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§ 1. Introduzione. - L’Istoria del Secolo XV, e principio del XVI, chiaramente dimostra essere stata l’erezione de’ Monti, col nome della Pietà stabilita non meno nel nostro Regno di Napoli[1] che nel rimanente della nostra Italia [2], e nella Germania [3], e nelle Fiandre all’intutto colle stesse leggi, a sol fine d’ovviare all’esorbitanti e grosse usure sì degli Ebrei Usurieri, come ancora de’ Cristiani, che ancor essi abbondevolmente ne commetteano [4]; Ed egli è fuor di ogni dubbio, che nella loro prima istituzione tutto era carità e beneficio, al riferir del dottissimo Maffei [5], ed interesse alcuno non si esigea, almeno in alcuni Monti eretti nelle Città del nostro Regno, siccome dagli Storici documenti, e dalle leggi di erezione di tai Monti è noto [6]. Tale è stata la erezione del Sacro Monte della Pietà, eretto in Seminara, Città delle Calabrie ultra fin dalla fine del XVI. Secolo. Ora essendo a noi commessa la difesa de’ Patrizi, e Cittadini di Seminara, avverso cio, che al Re nostro Signore è stato con suppliche rappresentato; non è nostra mente opporci alli venerabili ordini dati dalla Maestà del Re N. S. fin dal mese di Luglio del passato anno; ma soltanto con questa nostra scrittura porre in chiaro aspetto le ragioni, per cui li Patrizj della Città di Seminara hanno al Re nostro Signore presentata supplica, e questa rimessa all’Illustre Marchese, e degnissimo Consigliere D. Francesco Rocca, acciò informasse col suo savio parere; contenete l’anzidetta supplica, che né per li pegni esiger debbasi alcuno interesse.

Che ’l tempo di un mese dalla Maestà del Re prescritto per lo dispegno de’ pegni, che da molti anni nel predetto Monte di Seminara fossero stati impegnati, sia all’intutto brevissimo. Ed essere contra la legge di fondazione l’esazione dell’interesse del sei per cento da questi medesimi pegni dal giorno, che furono impegnati. E che gli Amministratori o Governadori del testè citato Monte di Seminara abbiansi ad eleggere nel medesimo modo, com’è stato fin dalla sua prima erezione fino al passato anno. E che finalmente il debito dell’Università di Seminara, contratto coll’anzidetto Sacro Monte della Pietà, ascendente ad alcune migliaja di ducati, abbiasi a sottoporre ad una esatta, e sottile disamina, ed abbia ad aver luogo la legge, colla quale ha pattuito l’Università suddetta di non dover soggiacere ad interesse alcuno per lo sopradetto debito. Tali cose adunque per simil modo presupposte, in questa nostra difesa, incominciaremo ormai dal fatto.


[1]  L’Autore della Storia Civile t. 4. p. 71.
(1) Da Internet è possibile oggi estrarre direttamente il brano di Pietro Giannone a cui l'avv. Andrea de Sarno si riferisce: «§. I. Giudei discacciati dal regno.
Non minore providenza fu riputata quella, che diede questo Ministro nel 1540 alla città e regno con averne discacciati i Giudei: essi ci vennero la prima volta intorno l'anno 1200, e s'erano, precisamente in Calabria, allargati cotanto, che popolarono contrade intere di varie città, tal che acquistarono il nome di Giudeche; e crebbero in sì gran numero e ricchezze, che avendo i Giudei dell'Asia persuaso il Turco ad occupare il sepolcro di Davide, sotto mentito pretesto di nascosto tesoro, siccome già avvenne, con danno e dispendio gravissimo de' Cristiani; Martino V irritato per ciò contra i Giudei del regno, s'adoperò con la Regina Giovanna II ne portassero costoro la pena; il perchè a' 18 ottobre del 1429 ordinò ella a Lodovico d'Angiò Duca di Calabria, che facesse esigere da ciascun Ebreo, sia masculo, sia femmina, il terzo d'uno scudo; e fu sì grande la somma, che se ne ritrasse, che compensò la spesa già fatta nell'Asia per lo riacquisto del Sagro Sepolcro [19]. Ci vennero la seconda volta nel 1492 allor che cacciati da Spagna dal Re Ferdinando il Cattolico, mescolati co' primi, popolarono assai più le Giudeche da essi abitate, dove in breve tempo multiplicati, divennero ricchissimi; poichè quivi con molto lor utile si posero ad esercitar la loro arte di comprare, e vendere vesti ed altre robe usate, ma sopra tutto a dar denari ad imprestanza a grossissime usure [20]. La comodità era grande, ma gl'interessi, che soffrivano coloro che vi avean negozio, erano intollerabili.
Narra Gregorio Rosso [21 = p135], che in que' mesi, che stette l'Imperadore in Napoli, si videro impoverire molti Cittadini, e particolarmente molti Signori e Nobili, i quali per mostrare in quell'occasione il lor fasto, s'aveano impegnato a' Giudei quasi tutti i loro argenti e robe, i quali ricavandone usure grossissime, s'erano fatti ricchissimi, e più sarebbe stato il loro guadagno, se più lungo tempo Cesare si fosse trattenuto in Napoli. Quantunque dal Re Ferdinando fossero stati scacciati da Spagna, furono però sofferti nel Regno dall'Imperador Carlo V, il quale, perchè non si confondessero con gli altri, ordinò, che abitassero tutti in una strada, e portassero un segno in capo, così uomini, come donne [22]; ma “essendo nei tempi del Toledo cresciute le loro usure, e piena la città di richiami contra l'estorsioni che facevano, stimò bene il Vicerè informarne l'Imperadore, dal quale ottenne ordine di cacciarli; onde nel 1540 fece pubblicar bando, che partissero tutti da Napoli e dal regno [23]. Partirono finalmente, e se ne andarono la maggior parte in Roma, ed altri in altre parti; indi avvenne, che le strade, ove uniti abitavano, ritengono anche ora il nome di Giudeche, e coloro che esercitano la lor arte, Giudei sian nomati. Il rimedio però usato dal Vicerè sarebbe stato peggiore del male, se dalla pietà d'alcuni e providenza del medesimo non si riparava; poichè mancata questa comodità d'impegnare con gli Giudei, i bisognosi ricorrevano a' Cristiani, i quali allettati dal grosso guadagno, cominciarono a far peggio, che non facevano i Giudei; perlochè, a fine che non mancasse il comodo a' bisognosi di tor denari ad imprestanza, e per togliere a' Cittadini l'occasione d'imitare, e forse di superare il rigor degli Ebrei, fu istituito il Sagro Monte della Pietà, affine di riscattar i pegni da' Giudei, e di sovvenire a' bisogni de' poveri, dove sino a' dì nostri si somministrano denari sul pegno con moderate usure, e sino alla somma di ducati diece senza interesse alcuno [24].
Passi di: Pietro Giannone. “Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8”. iBooks.» Per la citazioni di Giannone riproduco le immagini dell'edizione, anno 1753, del t. 4°, citata dal de Sarno come ragione di fondo per l’istituzione del Monte di Pietà in Seminara. A sua volta Pietro Giannone fa sue proprie citazioni, fra parentesi quadre: di quelle di cui troviamo in Internet Archive edizione e pagina, diamo in link e vi si può accedere direttamente, cliccando sul link, senza ulteriore ricerca,
[2]  Il Sacro Monte della Pietà istituito nella Città di Pavia dal MCCCCXCI., che per quanto possiamo noi congetturare è stato il primo Sacro Monte della Pietà, Bernardus Scardius in Historia Patavina l. 2. class. 5. presso Burmanno t. 15. Nella Città di Pisa Ferdinando Ughell. Ital. Sac. t. 3. col. 349. Nella Città di Roma, di Firenze, e di Genova vi sono de’ medesimi Monti, ed in altre Città.
(2). No! Il primo Montè è stato a Perugia, nel 1463, secondo quanto si apprende a questo link,  dove è per noi interessante apprendere che si considerava equo un interesse annuo tra l'8 e il 15 per cento. Quello praticato a Seminara era normalmente il 10 %, in quasi tutti i rapporti che si leggono nel Catasto Onciario. Eccezionalmente si parla dell’8 per cento. Il Monte di Pietà praticava inizialmente il 6 % ed avrebbe dovuto essere esente da tasse per prestiti inferiori ai dieci ducati.
[3]  Dorothaei Ascian. Montes Pietatis pag. 744.
Verum haec Pietas Alpium septo non potuit cohiberi, quin et in Belgos usque radios suos dirigeret. Hinc enim non uno loco ejusmodi Montes erigi coeperunt a Viris Deo devotis, et pauperum miserantibus, et bona sua temporalia ad eos munifice conferentibus.
Beyerlingk in Thatr. Vit. hum. tom. V. pag. 602.
[4]  Pour ausquels abus aucunement obvier, et redimer les pauvres desdites intolerables usures des Juifs, avec lesquels a l’expilation du peuple, colludoient les dits Seigneurs d’Italie, Princes desloyaux Compagnons des larrons, comme dit Esaye Chapitre I. Aucuns particuliers gens de bien, meus de pitie ont erigè en plusieurs lieux d’Italie comme une fondation assembée de plusieurs aumosnes, appelé Mont de Pieté. Moulinous t. 2. oper. Pag. 348. num. 68., l’Autore della Storia Civile tom. 4. pag. 71.
[5]  “Nelle prime Fondazioni tutto era carità, e beneficio, ma le vicende de’ tempi, e le disgrazie, e le quantità di persone, che in così gran brighe adoprar conviene, gran disordini in molte Città hanno prodotti”. Maffei dell’impiego del danaro l. 3. c. 4. p. 276.
[6]  Nel decorso di questa Scrittura si farà chiaro con addurre le leggi di Fondazione di alcuni Monti di Pietà eretti in molte Città del nostro Regno.

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