11.10.18

Platea Aquino. § 5: Gli Aquini di Seminara.

B. / Catasto.  /  Platea Sommario §§.
Successione §§: §4. ↔ §6.
5. Gli Aquini di Seminara. - Or l’Aquini di Seminara si preggiano che siano li stessi Aquini di sopra descritti (4), e lo provano con la scrittura che Giovanni d’Aquino fratello di D. Pietro Principe di Nicastro pagava a detto Giovanni D. 150 per l’atti di Notar Cristoforo Bono (3), stipulato il 18 Marzo l’anno 1413 di piatto, benché questa scrittura noi non l’abbiamo, ma era in casa, l’ha avuta il Megale (2) come si dissi; però la ritrovammo registrata al libro vecchio (5) di casa da noi tante volte citato in questo referito; puoi l’ascendente di Gioanni avevano nelle loro pareti l’armi della Casa, ch’erano li stessi, che faceva Pietro Principe di Nicastro, ed ai tempi nostri pure abbiamo ritrovato lo stessa stemma, che Marcantonio si ne serviva, e nella di lui morte le figli che furono Pietro, Annibale e Tommaso, inventariarono le beni paterni, ed ivi fu il sugello di ferro della Casa come si può osservare in detto inventario; questo pervenne a noi per miracolo e si vede già che di quel che dissi, non scerra punto della natura e maniera che ha usato e usa la Casa d’Aquino all’Impresa. Mi si dissi che dietro alla cappella dell’Altare maggiore della Chiesa Madre in Maida ci sono l’armi della Casa d’Aquino, e Ferrante d’Aquino di detto Maida che si dottorò e puoi fece casa in Seminara, nel suo privileggio si fece scolpire l’arme del suo casato, col motto Summacula, idest sono senza macula, e questo privilegio ancora l’abbiamo e lo conservamo per ratificare tutto ciò che dissi. (1)

NOTE AL TESTO:
(1) Espunte le pretese genealogiche, fantasiose e sui cui lo stesso Tiberio pare scettico (4), la platea redatta da Tiberio Aquino diventa per noi interessante, anzi preziosa, come unica ed eccezionale fonte storica coeva alla redazione del Catasto. Tiberio mette mano alla sua Platea di famiglia nel 1743, ossia l'anno dopo la sua Revele, forse stimolato a farlo proprio dalla circostanza del Catasto, che per l'epoca fu davvero una grande riforma fiscale, favorita dai ceti popolari che aveva il maggior carico fiscale e osteggiata dai benestanti che si sentivano minacciati e temevano un maggior carico fiscale, a carattere progressivo sul redditto riscosso o presunto, come noi diremmo oggi. Per nostra fortuna non è una seplice ricopiatura del "libro vecchio" (5) quella trascritta d Tiberio, personaggio umanamente simpatico, per quanto lo si possa conoscere dalla sua scrittura (“mi hanno detto che il mio testo manca di ortografia”, ed io ho risposto: “l'ortografia non è il mio mestiere”: una battuta che supera quelle dei nostri comici di professione) e dalla sua narrazione, che continua fin dopo il terremoto del 1783, di cui ci lascia una descrizione oculare unica nel suo genere. Sono per noi, ai fini della ricerca, assolutamente preziose le indicazioni di atti notarili (3), con nome del Notaio e data del rogito. In Palmi, alla sezione dell'Archivio di Stato, sopravvivono superstiti 38 notai di Seminara: molto si è perso e con essi si è persa una fonte della nostra storia comunitaria, non tanto per colpa dei terremoti, quanto per l'incuria degli uomini. I registri notarili erano la prima cosa che si andava a ricercare fra le rovine del terremoti. Per i notai erano una fonte di reddito, perchè le copie a chi ne aveva bisogno venivano fatte pagare. Erano per essi come la rendita di un fondo agrario, di cui essi registravano gli atti di proprietà. Di questi atti, via via che vengono citati nelle Platee che andiamo pubblicando, verrà fatta ricerca e poi verranno pubblicati a parte in una serie apposita. Dico subito che la principale difficoltà è leggerne la scrittura, ma è cosa di cui con la pratica ci si può far l'occhio. Nel testo di sopra si fa menzione di un certo Megale, suo cognato, di cui si dive peste e coma, che però qui non anticipiamo. Poco per volta. Per le questioni araldiche, per non di scarso interesse, sto ricercando un vecchio contatto, che è una autorità in questa materia.


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