3.
Lo stemma di famiglia. - La Casa d’Aquino fu per arme un bellissimo scudo diseparato in quattro parte, la prima parte, chè la parte superiore della parte destra fra tre sbarre rossi, nel campo bianco, la seconda parte superiore della parte sinistra il campo bianco e rosso, con un lione, il mittà lione, che viene nel campo bianco è rosso, e l’altra mittà lione che chi viene nel campo rosso è bianco; nel 3° quarto d’abbasso, che è della parte destra, il campo sia rosso e bianco con un lione rampante bianco e rosso, come si disse al 2° quarto superiore ed il N.° quarto sinistro rosso e bianco con tre sbarre rosse e bianche e questa fa per arme la casa d’Aquino; la sopradetta figura è falza perché dove sono i lionia vanno le sbarri, e dove sono le sbarri vi vogliono i lioni; così sono nel sugello di ferro che si trova in casa, e così sono impresse dette arme in uno privilegio di Dottore di Ferrante d’Aquino, in carta bergamena, che in Casa si conserva in una fodera di landa, questa impresa la tenea l’antica Casa Summacola che apparentarno l’Aquini, come senterete nella genologia, e si vede nel libro intitolato la vera nobiltà Napolitana, e dice che la retrodetta impresa e della Casa Summacola; nel privilegio di Dottore di Ferrante Aquino si fece pittare l’arme della Casa, e si li fece ponere alla sinistra, e alla destra mise l’arme d’Aragona, ed in mezzo la Vergine Santissima; questo fu il primo che venne in Seminara come senterete appresso; al circo dello scudo detto Ferrante fece stampare queste parole al primo lato Sum Macula,ed all’altro lato si legge idet sono senza Macula, il significato non lo posso capire, come il tutto si potrà vedere in detto privileggio; però è cosa certa che l’Aquini antiche facevano per arme un scudo grande con campo azzurro, con grande quantità d’Aquile nell’atto volante così dice il libro intitolato la vera Nobiltà Napoletana, ma dopo la parentela colla Casa Summacola usò la retrodetta impresa, nel secondo libro della istoria romana si legge si legge che l’Aquilij andavano in campagna collo scudo tutto seminato di Aquile volante, ed era tanto grande e numerosa Compagnia in Campagna, che nelle assalti volavano ad uso d’Aquili perciò le chiamavano l’Aquilij, come li Giulij ed altri. Per non perdersi affatto le memorie antiche di novo si scrive la terza volta il presente libro, ricavato del libro vecchio della Casa, detto libro vecchio era scritto di mano di Marcantonio Aquino e diceva di averli raccolti delle notizie di Casa e scritto colli istrumenti d’annanti, tutto questo si vede nel mentovato libro che dopo morte di detto Marcantonio furono inventariati le sue beni delle sue figlie, fu notato detto libro in detto inventario coll’altre beni, come si vede in detta scrittura fatta a 9 luglio 1670. (1)
NOTE:
(1) Il conseguimento di un titolo di laurea conferiva a quei tempi una sorta di titolo nobiliare. L'Archivio di Stato di Napoli conserva documenti a questo riguardo. Non ricordo se vi sono registrati nomi provenienti da Seminara: farò in controllo, se me ne ricordo. In Seminara, in epoca recente, si trovano ancora degli stemmi impressi su marmo. Nel ricordo una grandissimo e pesantissimo che si trovava nello splendido palazzo D’Elia che dava sulla piazza. Chi ha una certa età ricorda quelc he io qui dico. Di quello stemma, che non so chi e cosa rappresentasse, mi ha detto Eligio che se lo sono presi. Era venuto un signore che se lo ha portato via con un camion. Questa è oggi la condizione in cui versa il paese. Se qualcosa di antico può avere qualche interesse, presto scompare... Ricordo personalmente una graziosa testa scolpita come chiave della volta di una casa antica, disabitata, salendo verso i ruderi del palazzo Mezzatesta. Mi si dice che quella casa era dei Franco. Nottetempo quella testa è sparitaed è oggi una tristezza vedere un portale “sdentato”, per la mancanza della chiave di volta... Non so se esissta qualche raffigurazione dello stemma dei d’Aquino. Conosco un esperto di grande competenza, che andrò ad interpellare. Il brano è interessante perché incomincia ad apparire qualche nome e qualche data, che chiama in causa i registri parrocchiali: altro nota dolente di cui diremo in seguito, in apposito contesto. Se ci è consentita qualche ironia, senza voler mancare di rispetto alla famiglia, di cui conosco e stimo alcuni suoi componenti, parlare - come si legge nel testo - di “vera” nobiltà, presuppone che ve ne sia una “falsa”. E questo ci riporta in un mondo e in un’epoca in cui queste distinzioni e queste pretese erano causa di conflitto sociale, soprattutto per i titoli di appartenenza ai seggi nei sedili delle università. Se vi siano stati e di quale intensità questi scontri vi siano stati in Seminara, possono dircelo solo fonti di cui andiamo alla ricerca, o in mancanza di esse, possiamo desumerlo solo da indizi e sfumature, come quelle sulle quali abbiamo appena ironizzato.
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